Dovere

Il “dovere” non eccita. Il più delle volte sembra smorzare anche le passioni più vive. Ma ogni ricorrenza comporta il "dovere" della memoria, e anche quest'anno Dio arricchisce il Suo popolo con il ricordo di alcuni eventi. Come parte della propria vocazione, l'Alleanza evangelica italiana sente questo piacevole "dovere".

Il dovere di ricordare. E facile sentir dire che nessuno possiede la verità in esclusiva e che non ci si può considerare i soli evangelici. L’AEI non si accontenta di dichiararlo, ma è impegnata a ricordare la schiera di testimoni che l'hanno preceduta o seguita nel cammino della fede. Se si vuole che certe affermazioni siano prive di retorica, c 'è il dovere di ricordare che quest'anno ricorre il primo centenario del movimento pentecostale. La memoria è l'album dei ricordi, e fra loro c’è questo bel momento di rinnovamento. Allo stesso tempo l'AEI ricorda il 115° anniversario della sua IX Assemblea. Era l'aprile del 1891, e Firenze era in fiore. Per l'occasione, il grande storico dei dogmi, Philip Schaff, parla del "dovere" dei protestanti italiani. Alla presenza di centinaia di credenti provenienti da diverse parti del mondo, ricorda che la Riforma aveva insegnato "il primato della Bibbia nella sfera della fede e della condotta, la giustificazione per mezzo di una fede vivente e operante, e l'universale sacerdozio dei credenti", mentre il papato trovava appoggio nell’Inquisizione "con le sue prigioni e i suoi funebri roghi". Fu un'assemblea straordinaria, ma pare che pochi ne siano ancora a conoscenza.

Il dovere di collaborare. Schaff proseguiva: "Si uniscano dunque i pastori protestanti d'Italia e tutte le Chiese evangeliche d'Europa e d'America, sull'incredibile Roccia che è Cristo; non insistano sulle loro secondarie differenze, ma su quella fede che hanno in comune... [per] affrontare unite il comune nemico". Il movimento pentecostale non era allora ancora nato, ma quella era la cornice dottrinale in cui si sarebbe legittimamente inserito. L'atmosfera stessa dell'Assemblea fu tale da far pensare che il movimento pentecostale avrebbe trovato li il suo luogo. Webb-Peploe intervenne in quell'assemblea proprio con una relazione su "La presenza e la potenza dello Spirito Santo nella vita cristiana"! Era allora evidente che il dovere di collaborare, per gli evangelici, non richiedeva la privazione delle convinzioni, bensì la loro esaltazione. Non si trattava d'indebolire la dimensione dottrinale, ma di riconoscerla! Da che mondo è mondo, per stare insieme non occorre essere né vuoti né privi d'idee proprie; e in quell’Assemblea si respirava proprio questo tipo d’aria!

Il dovere di sperare. La speranza si alimenta del ricordo e della cooperazione. Se gli evangelici d’oggi hanno il dovere della speranza in un mondo ormai demotivato e, comunque, minaccioso, lo devono anche a questa memoria. Schaff sosteneva che "l’Italia e la Spagna, ripudiando il Rinascimento e bruciando la Riforma, persero il loro posto, che era nella prima linea delle nazioni d'Europa, ed ebbero la Rivoluzione, che divenne per loro come una malattia cronica". Ma poi dichiarò: "Scenda, oh, scenda " pur su noi un'effusione pentecostale di quello spirito d'amore, che vale più del parlare con linguaggi d'uo-mini e d'angeli; che vale più del dono di profezia, e che è maggiore e più duraturo della stessa fede e della stessa speranza! ".
100 anni o 115 sono poca cosa. Il mondo pentecostale e l’Alleanza evangelica fanno parte di quel popolo che ha alle spalle millenni di storia. Hanno una memoria e molti punti comuni, indicativi di una convergenza e di un sogno capace di suscitare ancora grandi energie. Anche oggi il dovere di ricordare, collaborare e sperare riempie di gioia ogni vero evangelico e fa si che il dovere non sia semplice obbligazione, ma motivo di vera benedizione.

P. B.