Ideaitalia - Nuova serie, Anno III · n. 25 · 7 ottobre 2019

SPECIALE DOMENICA DELLA MEMORIA 2019

Domenica della memoria
27 ottobre 2019

Il 31 ottobre 1517 Lutero affisse le 95 tesi a Wittenberg. Questa data ha un forte valore simbolico in quanto viene ritenuta, se non proprio l’inizio della Riforma protestante, almeno un suo passaggio fondamentale. Sta di fatto che dopo l’affissione delle 95 tesi, la Riforma assunse un profilo pubblico e di popolo. La Domenica della memoria (in molti Paesi chiamata “domenica della Riforma”) è allora un’occasione per ricordare la riscoperta dell’evangelo imperniata sul riconoscimento dell’autorità della Scrittura, la centralità di Gesù Cristo, la gratuità della salvezza, l’esigenza che tutta la vita sia vissuta per la gloria di Dio.

Oltre a sentirsi eredi spirituali della Riforma protestante, l’Alleanza Evangelica è consapevole del fatto che l’identità evangelica possa e debba collegarsi a tutte le epoche della storia del popolo di Dio che hanno contribuito alla testimonianza fedele all’evangelo, partendo dall’età dei padri della chiesa sino ai risvegli dell’età moderna e contemporanea. Quest’anno la Domenica della memoria sarà incentrata su alcuni anniversari importanti: il 500° anniversario dell’inizio della Riforma a Zurigo ad opera di Uldrych Zwingli (1519), il 100° anniversario della morte di A.B. Simpson (1919)e il 50° anniversario delle lezioni di Martyn Lloyd-Jones sulla predicazione (1969).

Hulrych Zwingli e l’inizio della Riforma a Zurigo (1519)

L’inizio della Riforma a Zurigo è associato alla figura di Uldrych Zwingli. Nato da una famiglia di contadini agiati il 1 gennaio 1484, frequentò le scuole latine di Basilea e Berna e le università di Vienna e Basilea (1504-1506), dove conseguì il titolo di magister artium. Appena ventiduenne fu nominato parroco della piccola città di Glarona, capoluogo dell’omonimo cantone, dove rimase fino al 1516 assolvendo con zelo i doveri del suo ministero. Quivi acquisì una solida cultura classica; si dedicò alla lettura dei Padri della chiesa e dei teologi medievali, in particolare di Duns Scoto; studiò a fondo le opere di Erasmo ed ebbe conoscenza di quelle di Pico della Mirandola; fondò un circolo umanistico che si proponeva il rinnovamento della vita religiosa e politica della Confederazione. Almeno due volte scese in Italia come cappellano al seguito delle milizie svizzere, assistendo alla memorabile battaglia di Marignano (1515) e ricevendo per i suoi meriti una pensione papale di 50 fiorini, che egli stesso rifiutò nel 1520. La fama di dotto sacerdote gli valse la nomina nel 1519 a pievano del Grossmünster di Zurigo. Qui, il primo gennaio del 1519 iniziò a predicare l’evangelo.

Secondo l’affermazione di Zwingli stesso la comprensione riformatrice del Vangelo maturò in lui già dal 1516 e in modo del tutto indipendente da Lutero. Tuttavia l’azione riformatrice cominciò a manifestarsi nella seconda metà del 1520 e culminò  negli anni 1522-1525. Accogliendo le richieste di Zwingli, si procedette alla rimozione delle immagini e degli organi dalle chiese, all’abolizione della messa e delle festività dei santi; si presero provvedimenti decisivi per un riassetto del culto, ridotto alla lettura e spiegazione della Scrittura in lingua volgare e alla celebrazione dei sacramenti del battesimo e della cena.

Quasi contemporaneamente seguì la soppressione dei conventi sia nella città sia nella campagna. Le radici teologiche di questi cambiamenti epocali si trovano nel Commentarius de vera et falsa religione (marzo 1525), l’opera principale di Zwingli. Ma più significativa ancora fu l’attuazione, dal 1525, di riforme sociali che non soltanto contribuirono all’affermazione della Riforma a Zurigo, ma portarono anche ad imitazioni in altre città. Fu istituito un sistema di assistenza pubblica non più svolta da istituzioni religiose o da singoli, ma regolata da leggi dello Stato che combattevano sia l’accattonaggio sia l’ozio; fu promossa l’istruzione primaria, gratuita per i meno abbienti e obbligatoria per tutti; fu fondata la Prophezei, la prima scuola teologica per la formazione accademica dei pastori riformati, dalla cui attività scaturì, già nel 1531, la prima traduzione evangelica della Bibbia in lingua tedesca.

Grazie all’alacre impegno di Zwingli il moto riformatore si diffuse da Zurigo in altre regioni della Confederazione. Nel febbraio 1528, dopo una pubblica disputa convocata dal consiglio cittadino di Berna, alla quale presero parte una delegazione di Zurigo guidata da Zwingli, i magistrati dichiararono decaduta la giurisdizione del vescovo, abolirono il vecchio culto e stabilirono la chiesa territoriale evangelica. Nel 1529 fu la volta di Basilea di aderire ufficialmente alla Riforma. Via via anche San Gallo e Sciaffusa accettarono la dottrina zwingliana. I Cantoni cattolici reagirono unendosi in lega a difesa della loro fede e dei loro interessi politici. Infine, esasperati dal blocco imposto contro di loro da Zurigo essi dichiararono la guerra, sconfiggendo nell’ottobre del 1531 presso Kappel am Albis  l’esercito zurighese.  Zwingli stesso cadde in battaglia. La sconfitta non ebbe gravi ripercussioni per la causa della Riforma a Zurigo, ma ne compromise l’espansione e rafforzò le barriere confessionali all’interno della Confederazione. A succedere a Zwingli nella direzione della chiesa zurighese fu chiamato Heinrich Bullinger, che la curò con mano abile per ben 44 anni.

Se e in che misura la teologia di Zwingli sia stata influenzata dall’esperienza di Lutero è una questione che continua ad essere dibattuta tra gli studiosi. Del Riformatore tedesco  Zwingli condivideva (pur avendoli elaborati in forma autonoma e adattati alle esigenze di una repubblica cittadina) i grandi principi teologici del solus Christus, sola gratia, sola fides.  Di Lutero Zwingli non condivise soprattutto la concezione sacramentale. Lo scontro tra i due Riformatori, preceduto da un serie di scritti particolarmente polemici, avvenne nel famoso colloquio di Marburgo (1529). Diversamente da Lutero, Zwingli non considerava i sacramenti come strumenti di grazia, ma come segni. In particolare lo Zurighese non riconobbe all’eucaristia il carattere obbiettivo che le attribuiva il Wittenberghese, il quale affermava  la presenza reale di Cristo negli elementi. Ciò non significa tuttavia che Zwingli sostenne un’interpretazione meramente simbolica di tale presenza; si dirà con più precisione che egli credeva in una presenza spirituale del Signore che si realizza attraverso il ricordo  dei fedeli.

Opere di Zwingli in italiano
Zwingli. Scritti teologici e politici, a cura di E. Genre, E. Campi, Torino, Claudiana 1985; Zwingli. Breve istruzione cristiana, a cura di B. Roussel, Torino, Claudiana 1988; Zwingli. Scritti pastorali, a cura di E. Genre, F. Ferrario, Torino, Claudiana 1996; La provvidenza di Dio, a cura di E. Genre, Torino, Claudiana 2004; Amica esegesi, a cura di E. Genre, Torino, Claudiana 2018.


A.B. Simpson (1843-1919) e l’Alleanza Cristiana Missionaria

La seconda metà dell’Ottocento è un tempo molto fecondo nella storia dell’evangelismo. Nel filone dei risvegli e dei movimenti di santità nasce un’iniziativa che avrà un impatto notevole nella missione globale.  A.B. Simpson (morto nel 1919, cento anni fa) fonda l’Alleanza Cristiana Missionaria che è una chiesa evangelica sparsa in tutto il mondo (Italia compresa) e che ha avuto tra i suoi pastori più influenti A.W. Tozer (1897-1963), i cui scritti sono tradotti anche in italiano. Per la sua teologia che unisce l’enfasi sulla santificazione e la passione per l’evangelizzazione, Simpson è anche considerato un precursore del movimento pentecostale novecentesco.

Dopo la conversione che avviene cantando l’’inno "Solo Gesù", Simpson studiò teologia a Toronto e iniziò il servizio pastorale alla Knox Presbyterian Church di Hamilton, Canada. Nel 1873, a 30 anni, Simpson lasciò il Canada per andare a New York per assistere le folle di immigrati che raggiungevano gli Stati Uniti. Fondò una chiesa nel cuore della città dove tutti - poveri, senzatetto, malati e sfollati – avrebbero trovato conforto.

Il ministero di Simpson per gli immigrati di New York lo fece interrogare sulle masse non raggiunte in tutto il mondo. Fu allora che sviluppò un peso per l'evangelizzazione mondiale delle anime perdute. Simpson iniziò a tenere incontri per incoraggiare le persone a portare il Vangelo ai confini della terra. Ha continuato a tenere incontri evangelistici la domenica pomeriggio. Questi incontri, che poi sono cresciuti fino a riunirsi in incontri e risvegli in altre località lungo la costa orientale, sono stati essenzialmente gli inizi dell’Alleanza Cristiana Missionaria, un’agenzia completamente dedita a sperimentare la "vita più profonda" in Cristo e ad adempiere il grande mandato. Avendo anche sperimentato personalmente una miracolosa guarigione fisica, Simpson avrebbe coniato le fondamenta della dottrina dell'Alleanza Cristiana Missionaria: il quadruplice Vangelo: Cristo nostro Salvatore, Santificatore, Guaritore e Re veniente. La sua influenza ha continuato a smuovere i cuori di missionari, pastori e persone di tutte le confessioni verso la diffusione del Vangelo in tutto il mondo.

Per approfondire:
D.P. Jones, A.B. The unlikely founder of a global movement, Colorado Springs, CMA 2018.


Predicazione e predicatori (1969) di Martyn Lloyd-Jones

Nella primavera del 1969 il grande predicatore gallese Martyn Lloyd-Jones (1899-1981) teneva una serie di lezioni al Seminario teologico di Westminster (Philadelphia) durata sei settimane. Due anni dopo, nel 1971, le lezioni vennero pubblicate col titolo Preaching and preachers (P&P). Questo libro, più volte ristampato e tradotto in molte lingue, è diventato un classico dell’omiletica evangelica contemporanea di provenienza anglosassone. Stott, Robinson, Keller, Chapell, e altri, riconoscono che P&P è stato una lettura chiave e che l’influenza omiletica di MLJ è stata decisiva. Nel 2002 l’editore Passaggio di Mantova ha pubblicato una traduzione rendendolo così disponibile anche ai lettori italiani.

Nel 1969 MLJ è all’apice della sua “carriera” di predicatore. Era appena andato in emeritazione dal pastorato alla Westminster Chapel (1968). Si respira un’aria di “crisi” della predicazione nella cultura britannica, anche se è in corso la riscoperta dei puritani. Alcuni cenni della temperie culturale si sentono nel libro quando MLJ echeggia le critiche culturali al discorso monologico, unidirezionale, argomentato in modo rigoroso, ecc.

Nella prefazione MLJ aiuta a capire il taglio che dà alle sue lezioni. Si appoggia sull’esperienza di 40 anni alle spalle (7), avendo letto libri sulla predicazione, ma non citando o discutendo altri autori e libri. Non si tratta di lezioni vere e proprie (mancano di struttura didattica, anche se c’è un piano di esposizione; manca un apparato bibliografico; manca un rigore metodologico), ma di una testimonianza vigorosa a favore della predicazione.

Pur scritto nel cuore del Novecento, il libro è una risposta appassionata e critica alle tendenze prevalse nell’Ottocento evangelico anglosassone. Il Novecento quasi non compare nel libro. Per MLJ l’Ottocento è stato un “secolo devastante in campo religioso” (283). “Prima dimenticheremo il XIX secolo e torneremo al XVIII o ancora più indietro – al XVII e XVI – e meglio sarà”.

MLJ vede tre pericoli. Il primo è l’intellettualismo omiletico della tradizione anglicana, con il suo elitismo universitario (Oxford e Cambridge) e la confusione concettuale tra pulpito e cattedra. Confondere una erudita lezione con la predicazione è una trappola da cui guardarsi. La predicazione deve essere accessibile, generale, comprensibile, sufficientemente stimolante da non essere banale, ma sempre non al di sopra di una media capacità di comprensione. Al massimo questa è retorica: parlare come un avvocato (94), ma non come un testimone. A questo associa il pericolo del professionismo (268).

Il secondo pericolo è il “populismo” omiletico della tradizione di tutti i movimenti anti-istituzionali. Dove non c’è alcuna distinzione tra persone chiamate e preparate e chi non lo è, il pulpito è accessibile a tutti, senza griglie ministeriali, ecclesiali. Una sorta di tendenza al ribasso della predicazione che nasce da una mal compresa dottrina del sacerdozio universale dei credenti. L’idea che MLJ critica è che ogni credente possa e debba predicare (109). C’è bisogno di una chiamata (111), una presa di coscienza nel proprio spirito, una pressione che aumenta, un senso di costrizione (113) verificata e confermata.

Il terzo pericolo riguarda l’attrattivismo della tradizione dei risvegli finneyiani con il tentativo di manipolare il qualche modo lo Spirito Santo (293). La chiesa deve infondere il senso di Dio (280) non l’accoglienza delle persone per farle star bene. Contro la predicazione piaciona che fa di tutto per adescare le emozioni: la preponderanza della musica, la decentralizzazione del sermone, la prevalenza di altri elementi del culto, la riallocazione al ribasso degli spazi alla predicazione. Per MLJ, tanto maggiore sarà l’attenzione e l’enfasi messa su aspetti marginali dell’adorazione: il tipo di edificio, il cerimoniale, il canto, la musica, e tanto minore sarà il risultato in termini di spiritualità, di temperatura spirituale, di comprensione e di desiderio spirituali. (285).

Per MLJ la predicazione è il compito principale della chiesa e quindi dei suoi conduttori. Tutto il resto deve dipendere da essa e svilupparsi a partire dalla sua pratica costante nella vita della chiesa (29). La chiesa è un’istituzione speciale e specialistica, finalizzata ad un lavoro che essa solo è in grado di fare (35). Quando la chiesa è fedele nell’adempimento del suo compito principale tutte queste cose ne sono la naturale conseguenza (39). La vera predicazione è Dio in azione (101), dotata di logica ardente (103) che trasmette alle persone il senso della realtà e della presenza di Dio (103).

Suggerimenti per il culto della Domenica della Memoria
Benvenuto (il senso della fedeltà di Dio nel tempo)
Canto
Lettura biblica
Preghiera
Rievocazione dell’inizio della Riforma a Zurigo (1519), di A.B. Simpson (1919) e dell’omiletica di Lloyd-Jones (1969)
Canto
Predicazione
Preghiera
Inno di consacrazione
Benedizione  


Occasione speciale per la Domenica della memoria 2019

lutero domenicadellamemoria roma2019

La visione del documentario può dar luogo ad incontri comunitari od occasioni di testimonianza nelle case.

A cura dell’Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione di Padova – www.ifeditalia.org

A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
Tel. redazione: (+39) 333 8558174
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Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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