Cura del creato ed evangelo

La conferenza di Nizza dell’Alleanza Evangelica Mondiale e del Movimento di Losanna

Roma (AEI), 27 settembre 2017 – Quale relazione esiste tra l’evangelo e il compito di abitare il creato in modo responsabile? Tra il 10 e il 14 settembre si è tenuta in Francia una conferenza organizzata dal Movimento di Losanna e dall’Alleanza Evangelica Mondiale di sensibilizzazione rivolta alla chiesa ai temi della cura del creato. La conferenza si è svolta in una proprietà con una storia antica di immense dimensioni (600 ettari) nelle prealpi francesi vicino a Nizza, e da qualche anno è la sede francese di A Rocha - un’organizzazione cristiana che mira alla cura e conservazione della biodiversità.

Hanno partecipato un centinaio di persone, da una dozzina di nazioni europee, tra cui Gianluca Piccirillo della commissione Etica e società dell’Alleanza evangelica italiana. Tre i punti sottolineati:
1. Il senso escatologico del creato (God’s word)
2. Il senso di meraviglia verso il creato (God’s world)
3. Il senso di responsabilità nei confronti il creato (God’s work)

1. una corretta esegesi dell’epistola di Pietro ha rimesso nella giusta prospettiva il piano di Dio per il creato: Cristo ha riconciliato con sé tutte le cose (creato compreso) e il rinnovamento già dichiarato alla croce e non ancora pienamente realizzato riguarda non solo gli uomini, ma anche il creato che “sarà purgato, non distrutto”. Pertanto la chiesa non è chiamata a una fuga dal mondo né a un suo uso indiscriminato.

2. il creato è come un “libro” attraverso il quale Dio si manifesta (Romani 1). La chiesa può, anzi è invitata a recuperare il senso di gioia, di godimento e, anche, di esplorazione sani del creato, con rendimento di grazie a Dio, l’Autore di tutto ciò. Inoltre le varie sessioni anche più tecniche e da addetti ai lavori hanno dimostrato con efficacia la realtà dei cambiamenti climatici in atto.

3. Se l’origine spirituale dei mali del mondo (compreso il creato) è il peccato, introdurre solamente nuove leggi o cambiamenti di comportamento è del tutto insufficiente: il peccato si può risolvere solo con l’annuncio dell’evangelo di Cristo. La chiesa allora deve essere una testimonianza credibile e distinta anche nel come essa stessa si relaziona al creato.

Questa conferenza ha mostrato alcuni limiti dell’evangelismo contemporaneo internazionale, che originano tutte dalla scarsa chiarezza identitaria. In primo luogo, in una conferenza patrocinata dalle AE mondiale ed europea, dove il ventaglio rappresentato della cristianità era molto vario sia tra gli oratori sia tra i partecipanti (compresi alcuni cattolici) termini come chiesa, missione, vangelo, unità, cobelligeranza, preghiera, cena del Signore, sono stati sì utilizzati ma non sono stati definiti. Cos’è la chiesa? Su cosa si fonda l’unità della chiesa? Qual è la missione della chiesa? Cos’è il vangelo? Se non c’è una chiara identità che viene ridetta, ribadita e riaffermata, il tutto rischia di risultare confuso e perde della sua specificità, aprendo il fianco a tentativi lucidi, decisi e pianificati dell’ecumenismo a tutto campo di questi ultimi tempi.

In secondo luogo, si è constatata inoltre una approssimativa e molto scarsa (quasi nulla in realtà) conoscenza della storia del pensiero evangelico, tanto che si è registrato un marcato entusiasmo per l’enciclica papale sul creato del 2015, ma nessun riferimento è stato fatto ai vari e validissimi documenti che l'evangelismo ha prodotto tra il 1980 e il 2010 (ad esempio: “Dichiarazione di Hoddesdon per uno stile di vita semplice” (1980), “Forum per l’ambiente” (1992), “Dichiarazione di Oxford su cristianesimo ed economia” (1994), “Dichiarazione di Filadelfia sulla salvaguardia della creazione” (1996), tutti pubblicati nel volume
Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, a cura di P. Bolognesi,
Bologna, EDB 1997) segno che l’evangelismo internazionale soffre della sindrome della continua scoperta dell’acqua calda. Una identità che non è chiara e che non tiene neppure ravvivate le proprie radici è destinata a essere preda di scivoloni e svarioni rovinosi.

Durante la conferenza è stata presentata con vivo apprezzamento l’istituzione in alcune nazioni europee di progetti come “chiesa eco” che accomuna sotto uno stesso stemma/logo chiese cattoliche, protestanti storiche ed evangeliche ecc.. Tutto ciò porta a una percepibile scarsa percezione della reale posta in gioco della recente svolta ecologica dell’ecumenismo.  La cura del creato è certamente un ambito in cui la chiesa evangelica deve recuperare del terreno, vivendo una vita integralmente alla gloria di Dio soltanto (quindi anche nel rapporto con il creato). In tal senso la cobelligeranza è non solo auspicabile ma doverosa; tuttavia in  questo sforzo comune l’identità non può essere svenduta in nome di una unità non biblicamente sostenibile.