Difendere la libertà religiosa di un islamico per vederla garantita per tutti

Un gioco di ruolo per essere pluralisti senza diventare relativisti

Roma (AEI), 1 settembre 2020Parole sconcertanti” scrive Giovanni Giacalone, cronista de Il Giornale nel riferirsi ad alcune affermazioni postate dal segretario generale dell'UCOII, il marocchino Yassine Baradei. Baradei ovviamente è un islamico, a capo di una delle maggiori associazioni musulmane presenti nel nostro paese. Lo scandalo - a detta di Giacalone – consisterebbe nell’aver definito “ebraismo” e “cristianesimo” come eresia. Giacalone continua argomentando che “tali affermazioni non possono non destare perplessità considerato che vengono da una persona che ricopre un ruolo di primo piano presso un'organizzazione islamica che si è più volte detta aperta al dialogo interreligioso”.

Sinceramente, come evangelico, non capisco quale sia la notizia. Giacalone è certamente un bravo giornalista che ha sfornato numerosi articoli interessanti, oltretutto conosce bene l’Islam avendo svolto in Galles un master proprio sulla religione di Maometto. Giacalone forse si aspetta che un musulmano consideri necessariamente “fratelli” sia i cristiani che gli Ebrei? Vorrebbe che ogni visione religiosa adotti quella “fraternità universale” - tipica della postura cattolico-ecumenica - per la quale tutte le strade portano a Dio seppure in modi diversi? Se è così, l’intenzione è chiaramente manipolatoria perché interviene a gamba tesa nel territorio di ciò che una persona pensa e crede nel suo profondo.

Da evangelico, difendo la libertà religiosa di un islamico - o di altre visioni del mondo - di pensare e credere persino ciò che non condivido. Allo stesso modo vorrei che sia difeso sempre il mio diritto di poter credere fermamente ed affermare che solo in Cristo è la salvezza “perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati”, di poter dire senza mezzi termini che l’Islam o l’Ebraismo non portano al vero Dio, uno e Trino rivelato nell’intera Scrittura, o anche chiarire che nel cosiddetto “cristianesimo” sono contemplate confessioni lontane dal Vangelo e dalla salvezza in Cristo perché intrise di paganesimo ed idolatria.

Se, al contrario, mi accodassi a Giacalone e ai tanti del “religiosamente corretto” allora oggi potrà toccare a Baradei, ma domani toccherà a me e a te, l’essere additato come “sconcertante” dai profeti di mielose imposizioni.

Sia chiaro: il problema non è Giacalone ma, come ha osservato di recente Lucia Stelluti , il fatto che il nostro Paese non ha ancora assimilato i principi di pluralismo, laicità e libertà attraverso i quali persone di visioni del mondo diverse - sbagliate o giuste che siano - possano esprimersi pure in profondo disaccordo gli uni con gli altri, senza che ciò pregiudichi la civile convivenza e il rispetto dovuto al prossimo in quanto persona.

Il Vangelo adeguatamente inteso costituisce certamente un pensiero forte perché ricevendolo pensiamo ed agiamo secondo le certezze che il Signore ci rivela: tra queste certezze che acquisiamo in Cristo Gesù c’è pure il rispetto del prossimo, la necessità impellente di evangelizzarlo senza mezzi termini e il chiaro rifiuto dell’universalismo e del relativismo religioso. In una società plurale possiamo vivere più liberamente queste verità senza compromessi o tentennamenti. (GC)