La fede evangelica davanti all'omosessualità

Un interessante dibattito-confronto in provincia di Napoli

In un clima di attesa e di fervente dibattito, si è svolta a Giugliano (Napoli), lo scorso 25 marzo, la conferenza promossa dall’Alleanza evangelica italiana, dal titolo: “L’omosessualità interroga la fede evangelica. Quali risposte?”.

Si prospetta solo come il primo di una lunga serie di momenti auspicati, che vedrà tutto il mondo evangelico italiano capace di affrontare e confrontarsi con problemi e questioni di essenziale importanza per la vita delle nostre società complesse, nelle quali siamo chiamati a rendere testimonianza. Ha introdotto il confronto il presidente Roberto Mazzeschi, che, come moderatore, ha posto l’accento sulla necessità che del popolo evangelico si possa dire lo stesso che del Signore Gesù, il quale parlava“avendo autorità”. “Parlare con autorità” significa affermare il messaggio unico e autorevole del Vangelo, che dà all’uomo il senso della vita.“Parlare con autorità” significa anche aprirsi al dialogo, confrontando l’autorevolezza della Parola. L’identità della fede evangelica si esprime con chiarezza e determinazione. In rappresentanza del rotestantesimo storico, l’intervento del pastore Massimo Aprile (Coordinatore del Dipartimento di teologia dell’UCEBI) si apre con una precisazione di carattere metodologico sulla natura dell’oggetto di discussione:è necessario condannare l’omosessualità legata a qualunque situazione di violenza e/o perversione, per esaminare e concentrare l’interesse su quell’omosessualità che, dichiarandosi pari all’eterosessualità, è vissuta in contesti di affettività, fedeltà e naturalezza. In che modo comprendere “tale diversità”? È in questa prospettiva che Aprile ripercorre i testi biblici nei quali il tema è affrontato (da Genesi 19 a Giudici 19), ma afferma l’impossibilità di utilizzare tali Scritture per rapportarci al problema, in quanto questi brani comprendono contesti di violenza sessuale generalmente intesa. Passando attraverso il Levitico, le norme rituali del contesto specifico sacerdotale, sono categorie considerate oggi improponibili e non illuminano sul tema dell’omosessualità. Così, il Nuovo Testamento vede un completo silenzio da parte di Gesù, e il riferimento dell’apostolo Paolo nell’epistola ai Romani (1:26-27), è semplicemente l’affermazione del segno di condanna dell’idolatria che Dio pone sull’uomo che necessita di salvezza. In questa prospettiva la Scrittura risulta inutile: l’impossibilità di stabilire criterî e d’interagire con la questione e le sue forme socio-culturali, ci pone semplicemente all’ascolto di queste diverse sensibilità.

L’intervento e la risposta del prof. Leonardo De Chirico (direttore del Centro Studi di Etica e Bioetica di Padova e membro della Commissione etica e società dell’AEI) affermano una sensibilità e un ascolto verso il dibattito contemporaneo fondati sul sola Scriptura, quale Parola autorevole di Dio e norma di condotta, e sul tota Scriptura. Si addentra pertanto in una visione biblica complessiva sul tema della sessualità, e dell’omosessualità nello specifico. È necessario sgomberare il campo dalla “supremazia eterosessuale”, che è gene ratrice di discriminazioni e moralismi omofobici. La Scrittura afferma la caduta dell’integrità originaria della natura umana, bisognosa della redenzione divina. Ogni essere umano è sessualmente anormale ed è, come tale, chiamato a un’opera di riforma radicale del proprio essere. Riprendendo dunque i testi biblici, il prof. De Chirico mostra come la Scrittura, non a caso, affronti il tema attraverso generi letterari diversi (narrativo, giuridico, kerygmatico, didattico), chiarendo la visione antropologica complessiva, che si proietta nella storia della salvezza divina. L’essere umano, creato a immagine di Dio, uomo e donna, cui è affidato il mandato di essere “uno” nella consapevolezza della caduta e nell’ordine della redenzione, vive nella prospettiva della fedeltà. È dunque questo l’orizzonte biblico entro cui bisogna vivere la sessualità, perché una chiesa che “accoglie” senza la prospettiva della totale redenzione della persona, perde metà del messaggio biblico. Il pubblico, convenuto da più parti d’Italia, numeroso e coinvolto, ha evidenziato una notevole sensibilità all’urgenza del tema da parte di giovani e no. Le molte domande, infatti, hanno tutte sottolineato la necessità di comprendere i presupposti e i criterî di giudizio delle due parti e la priorità di affrontare ogni risvolto pratico della questione (sociale, giuridico, ecc.), senza discostarsi dalla centralità della Scrittura né dall’interpretazione che essa stessa dà di sé. L’AEI ha da tempo promosso una riflessione sul tema, pubblicando un ampio documento (“Omosessualità: un approccio cristiano”, Studi di teologia, Suppl. n. 2 [2004]) e intervenendo anche sul dibattito riguardante il riconoscimento delle unioni civili.

Lucia Stelluti