Il reato di clandestinità è una strada senza sbocco

Il modo in cui gli stranieri sono trattati dice molto di una nazione.

Si rispecchiano in esso l'identità di un popolo e la sua capacità di interagire in modo responsabile con chi appartiene ad altri popoli.

Alla luce di ciò, la recente equiparazione italiana dello stato di clandestino ad un reato tradisce una visione impaurita, fragile e ossessionata della cittadinanza, scaricando sullo straniero irregolare la funzione di capro espiatorio della tensione avvertita.

Riconoscere la complessità della questione e la verosimiglianza di alcuni timori sociali non significa pensare di risolvere i problemi per via penale, criminalizzando un'intera categoria sociale di persone, a prescindere dai loro comportamenti effettivi.

Per questo, invitiamo il governo ed il parlamento a rivedere il provvedimento in questione, abolendo il reato di clandestinità e favorendo un patto di cittadinanza per gli stranieri capace di accogliere in modo disciplinato, compassionevole e responsabile. Non ci sono soluzioni semplicistiche, ma la via del reato di clandestinità è una strada senza sbocco civile.

Roma, 3 luglio 2009