Pregare in un luogo di culto è subordinato ad altre attività “essenziali”?

Perplessità dell’AEI espresse alla Ministra Lamorgese

Roma (AEI), 30 marzo 2020 – L’Alleanza Evangelica Italiana, per bocca del suo presidente Giacomo Ciccone ha espresso perplessità e preoccupazione a seguito di una risposta del Ministro dell’Interno sulle modalità dell’esercizio del culto in questi tempi di emergenza. In seguito ad un quesito della Conferenza Episcopale Italiana della Chiesa Cattolica Romana, il Ministero dell’Interno aveva precisato che l’accesso agli edifici di culto deve avvenire “solo in occasione di spostamenti determinati da ‘comprovate esigenze lavorative’, ovvero per ‘situazioni di necessità’ e che la chiesa sia situata lungo il percorso, di modo che, in caso di controllo da parte delle Forze di polizia, possa esibirsi la prescritta autocertificazione o rendere dichiarazione in ordine alla sussistenza di tali specifici motivi”.


Nella nota dell’AEI si legge che “la suddetta disposizione sembra scaturire dall’idea che la preghiera (e con essa per analogia ulteriori attività di culto espletabili senza assembramenti o partecipazione collettiva) costituirebbe attività non essenziale per il cittadino, e quindi legittimabile solo in subordine all’esercizio di altri diritti (lavoro, sussistenza) considerati erroneamente di rango costituzionale superiore al diritto di professare liberamente la propria fede religiosa.

A differenza di questa prospettiva, che sarà stata certamente originata da una disattenzione degli estensori materiali del documento, rammentiamo che la libertà religiosa trova posto tra i principi fondamentali della nostra Carta e che il suo rango costituzionale primario e con esso la sua essenzialità, sono stati ribaditi numerose volte dalla Corte Costituzionale anche di recente (Sentenza Corte Costituzionale N. 63 del 2016, Sentenza Corte Costituzionale N. 254 del 2019)”.

La nota dell’AEI prosegue: “Inoltre la medesima disposizione, ipotizzando implicitamente un’ampia diffusione dei locali di culto sul territorio, sembra ascrivibile alla sola confessione di maggioranza e quindi non sufficientemente rispettosa del pluralismo religioso e del principio di non discriminazione. Le considerazioni testé esposte sono oggetto di preoccupazione di diverse denominazioni evangeliche in strette relazioni con l’Alleanza Evangelica Italiana (AEI), ed anche a livello internazionale della WEA (la World Evangelical Alliance, nata nel 1846, ad oggi rappresenta oltre 600 milioni di Evangelici nel mondo) di cui siamo parte”.

“Siamo ovviamente consapevoli di quanto sia complesso contemplare esigenze diverse in circostanze di emergenza come quella che stiamo vivendo in questi giorni. D’altro canto considerando la fiducia che riserviamo nelle Loro persone e funzioni, riteniamo certamente plausibile che si trovino criteri al contempo rispettosi dei diritti alla salute, all'esercizio del culto ed alla non discriminazione”.

In conclusione, la lettera dell’AEI rassicura dell’impegno degli evangelici di pregare per la Ministra, i funzionari e tutti coloro che hanno responsabilità di governo in questa fase particolarmente difficile. (LDC)