Nella Corea del Nord: martiri da non dimenticare

In una situazione tragicamente “buia”, una testimonianza “luminosa”!

Il presidente americano Bush lo considera un Paese appartenente al cosiddetto “asse del male”, a causa del suo potenziale atomico.

Forse, però, soltanto pochi sanno che, nella Corea del Nord, sono decine di migliaia i detenuti senza regolare processo, finiti in carcere “semplicemente” perché accusati d’infedeltà al regime.

Ciononostante, un numero sempre crescente di persone, riferisce che, nei campi di detenzione, esiste una straordinaria testimonianza cristiana.

Kang Chul Hwan, ad esempio, aveva solo nove anni quando fu arrestato con diversi membri della sua famiglia. Nei dieci anni trascorsi in prigione, ha assistito a violenze inaudite e sofferto una fame nera.

Per distrarsi da tali violenze, uno dei diversivi abbastanza comuni fra i detenuti era la caccia ai ratti, la cui carne serviva da cibo, mentre la pelle, per farne delle scarpe...

In queste orribili condizioni, Kang è stato toccato dall’atteggiamento dei prigionieri cristiani e dall’amore che essi dimostravano agli altri detenuti.

Grazie all’interessamento della CSW (Christian Solidarity Worldwide), Kang è recentemente comparso davanti alla Commissione ONU per i diritti umani, per testimoniare alle missioni diplomatiche, alle Organizzazioni non governative e alla stampa, delle atroci condizioni in cui vivono i detenuti nella Corea del Nord.

Kang è stato rimesso in libertà verso la fine degli anni ’80, dopodiché è riuscito a fuggire nella Corea del Sud, da dove continua a sollecitare l’attenzione internazione sulle condizioni del suo Paese.

“Non riesco ancora a capire in che modo questi campi di detenzione, che sono un vera vergogna per l’intera umanità, siano ancora lì e continuino a essere tollerati”. Kang aggiunge: “Chiedo che una delegazione internazionale sui diritti umani, porti alla luce la situazione dei diritti umani nella Corea del Nord”.

Essere cristiani, nella Corea del Nord, è un crimine molto grave, perché l’ex-leader, Kim Sung Il, è tuttora considerato come un dio, degno di cieca ubbidienza. E poiché la fede cristiana è repressa in modo spietato, molti genitori cristiani evitano di parlarne ai figli, in modo che, in risposta a eventuali domande da parte degli insegnanti, essi non forniscano involontariamente informazioni sui loro genitori.

In seguito a un’azione di propaganda falsa e distorta, che presenta i cristiani come persone psicologicamente menomate, anche gli altri detenuti tendono a evitarli. Tuttavia, ciò non sembra frenare l’attrattiva esercitata dai detenuti cristiani.

Lee Soon, una ex-prigioniera, tramite l’agenzia CSW, ha testimoniato di essere arrivata alla fede proprio grazie alla potente testimonianza di fede resa dai cristiani nei campi di detenzione.

“Possiedono un amore”, ha affermato Lee Soo, “che gli altri non conoscono proprio! Io ho visto e sentito quest’amore, anche nelle situazioni più drammatiche. Spesso, per proteggere altri detenuti, i cristiani si sono addossati la colpa di cose che non avevano commesso! Ho capito che essi vivono in un altro «mondo» e sperimentano un amore di ordine diverso. Devo a loro la mia sopravvivenza fisica e mentale”.

La CSW, in collaborazione con altre agenzie che si occupano della chiesa cristiana perseguitata, presenterà la situazione della Corea del Nord nel corso della speciale Settimana di preghiera che si terrà a Londra a partire dal prossimo 28 giugno.

Chi desidera leggere il rapporto della CSW sulla Corea del Nord, può trovarlo visitando il sito www.csw.org.uk.

N.C.