Ideaitalia - Nuova serie, Anno V · n. 27 · 20 settembre 2021

Il Green Pass tra libertà e responsabilità

Una riflessione del Consiglio Esecutivo Federale dell’Alleanza Evangelica Italiana

Roma (AEI), 20 settembre 2021 – L’Alleanza Evangelica Italiana ha da tempo riflettuto sull’importanza dei vaccini nella lotta al Covid-19, invitando i cristiani evangelici a scelte responsabili per il bene comune e, allo stesso tempo, ricordando il valore della scienza nella prospettiva biblica ed evangelica.

L’emergenza sanitaria, però, continua e gli effetti dell’epidemia, diretti e indiretti, sono ad oggi incalcolabili. Non vi è dubbio che, ad oggi, la vaccinazione sia indicata da tutte le istituzioni sanitarie nazionali e sovranazionali come la via per uscire dalla pandemia.

Non tutti, però, hanno aderito agli inviti delle autorità. L’adesione alla campagna vaccinale, in molti Paesi, non solo in Italia, sembra infatti mostrare diverse incertezze.

Chi non si vaccina ha diverse motivazioni: c’è chi è convinto del legame tra le multinazionali farmaceutiche e i poteri forti, c’è chi ha elaborato convinzioni particolari ed è sicuro di un profondo complotto difficile da decifrare per i più, c’è chi invece ha una posizione attendista, nella speranza che prima poi si faccia piena chiarezza sugli effetti e sui rischi legati al vaccino.

In questo scenario, il Governo italiano ha recentemente deciso l’obbligo della certificazione verde per tutti i lavoratori pubblici, privati, autonomi, ecc. La recente estensione amplia in questo modo l’obbligo della certificazione per molti settori della società civile, facendo del green pass lo strumento cardine per l’esercizio di molti diritti nel prossimo futuro.

Ci sono però alcuni elementi che ci preoccupano:

  1. Il primo elemento deriva dall’interrogarsi sui profili di responsabilità individuale riconosciuta a ogni individuo nelle dimensioni più personali della vita, a partire dagli aspetti sanitari. Fino a che punto è legittimo esigere una scelta medica indipendentemente dalla sua compatibilità con la responsabilità e con la libertà individuale? Nella forma e nella sostanza, l’azione governativa nel nostro Paese rischia di abbracciare forme di paternalismo politico-sanitario, che all’interno della cornice dell’emergenza sanitaria condiziona pesantemente molte libertà;

  2. Introdurre il green pass obbligatorio nel mondo del lavoro è di fatto una via dolce all'obbligatorietà del vaccino. Ma tale scivolamento – dal “fortemente” consigliato all’obbligatorio – del decisore politico non è immune di rischi e ambiguità. É quella dell’obbligo la sola via da percorrere?

  3. Nella visione cristiana le autorità governative sono al servizio dei cittadini e, in quanto tali, devono salvaguardare l’esercizio delle loro libertà e responsabilità. La responsabilità – in primis quella individuale - è da difendere e rilanciare, non ridurre e compattare;

  4. I primi provvedimenti sul green pass sembravano improntati ad un criterio che lo prevedevano per specifici servizi (ristorante, eventi sportivi, concerti, cinema, etc), o per alcuni ambiti di alto rischio (trasporti long range, ospedali). Siamo sicuri che l’estensione a servizi essenziali operata con gli ultimi provvedimenti non rappresenti una compressione sproporzionata dei diritti fondamentali dei cittadini?

Come evangelici - distanti da posizioni negazioniste o ideologiche - siamo convinti che difendere la libertà individuale significhi rispettare la coscienza e le scelte delle persone. Crediamo che la fiducia cieca e totale nei confronti di una qualche autorità sia sempre da problematizzare e mettere in discussione. Pur se impegnati a pregare e rispettare le autorità politiche, siamo infatti convinti che non sia salutare per la nostra democrazia sospendere i suoi principi di libertà.

Il pensiero biblico ci avverte continuamente del potenziale corruttivo e degenerativo delle migliori intenzioni. L’appello al bene comune di molti, il desiderio di ritornare al più presto alla normalità pre-covid, non ci esime dal dovere della vigilanza, dal tenere mente e occhi ben aperti.

Come Alleanza Evangelica Italiana invitiamo con decisione tutti i cristiani ad allontanarsi dalle molteplici tipologie della teoria della cospirazione. Il virus è reale e la pandemia da Covid-19 continua ad avere conseguenze letali, oltre che un impatto sociale ed economico devastante, soprattutto per i le situazioni fragili e i contesti più poveri. La pandemia - per la quale siamo impegnati continuamente in preghiera - deve essere combattuta con tutte le nostre forze e intelligenze, facendo appello alla responsabilità,comunicando in modo trasparente e veritiero, e formando e informando continuamente, motivando e incoraggiando tutti i cittadini ad assumere comportamenti responsabili e non rischiosi.

Esiste, però, anche il peccato, che agisce non solo negli ambiti religiosi o nei settori spirituali della vita, ma che facilmente caratterizza anche le strutture e i poteri, le azioni, le decisioni e le migliori ambizioni. L’errore e la corruzione sono sempre dietro l’angolo.

Come cristiani siano chiamati ad un coinvolgimento attivo nella società civile. Nella visione biblica Dio ha stabilito i governi per il beneficio della comunità. Sebbene siano poteri segnati dall’ambiguità, il governo come istituzione continua a caratterizzarsi sia per le sue grandi potenzialità, sia per alcuni rischi che da sempre lo hanno segnato.

Per questo motivo, ancora una volta dobbiamo far nostra la prospettiva cristiana quando ci indica la necessità di pregare per i governi e avere in alta considerazione le autorità pubbliche e le istituzioni governative, senza però assumere mai nei loro confronti un atteggiamento idolatrico e inutilmente acritico. Siamo invitati a condividere la visione e i valori cristiani nel cuore dei processi sociali, influenzando il mondo dove viviamo con la preghiera, l’esempio, l’operare per il bene altrui, l’umiltà, il coinvolgimento culturale e l’impegno sociale e politico.

Facilitare la crescita di una società civile significa non esercitare una autorità ingombrante, onnicomprensiva, indifferenziata che spiazza o soprassiede alle responsabilità … attribuite ad altri soggetti” (Per il bene dell’Italia, AEI, 2008).


L’estensione Green Pass non si applica per l’accesso ai luoghi di culto

Per le chiese evangeliche sempre attivo il protocollo 2020

Roma (AEI), 20 settembre 2021 – Con il decreto N. 126 approvato dal Governo il 16 Settembre 2021 (Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening), dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza, il green passsarà obbligatorio nei luoghi di lavoro pubblici e privati.

L’obbligo però non si applica ai luoghi di culto per cui la partecipazione ai culti nelle chiese evangeliche rimane regolata dal protocollo siglato tra Governo e chiese evangeliche che prevede specifiche misure di contenimento del Covid.

D’altro canto, qualora per raggiungere la propria comunità di fede sia necessario fruire del trasporto pubblico, va ricordato che per quello a lunga percorrenza il Green Pass è obbligatorio ai sensi del DL 6 agosto 2021, n. 111.

Per quanto riguarda il Terzo Settore, già il DL 105 del 23 luglio 2021prevedeva il Green Pass per l’accesso a “centri culturali, centri sociali e ricreativi e circoli associativi del Terzo settore,limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi perl'infanzia”. Ora, l’estensione ai luoghi di lavoro privato ai sensi dell’Art.3, comma 2 del recente decreto ricomprende anche il volontariato.

Tali norme andranno adeguatamente considerate nel caso di chiese evangeliche costituite anche come associazioni di terzo settore, ma la commissione Libertà Religiosa dell’AEI, interrogata sul punto in questione, ritiene che se lo svolgimento delle riunioni di culto è espressamente previsto dallo statuto, ed esse sono opportunamente inquadrate come tali, per i fedeli vada applicato il citato protocollo e non gli obblighi previsti al terzo settore.


Il 20 settembre 1870, una data da ricordare per promuovere il pluralismo

La Breccia di Porta Pia ha aperto uno squarcio che non va chiuso

Roma (AEI), 20 settembre 2021In occasione della ricorrenza del 20 settembre 1870, giorno della Breccia di Porta Pia, abbiamo chiesto a Lucia Stelluti, vice-presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana, un commento sul significato della data.

In Italia la data del 20 settembre è stata celebrata come festività nazionale dal 1895 al 1930, prima di essere abolita in epoca fascista. Il riconoscimento degli eventi storici avvenuti in quella giornata del 1870, quali fondamentali per il corso della storia moderna della nostra Nazione, è durato ben poco.

La Breccia di Porta Pia non fu solamente il simbolo del completamento dell’opera di unificazione dell’Italia e della fine del potere del Papa sulla città di Roma. Essa è anche un simbolo di libertà dall’oppressione spirituale e dalle ingerenze culturali di una Chiesa (quella romana) che vuole essere anche Stato. Con la Breccia delle mura a Porta Pia la città di Roma vide cadere un ostacolo fisico affinché la Bibbia in lingua italiana potesse raggiungere la gente. Alcuni colportori della Società Biblica Britannica e Forestiera (Frandini, Francesco Modon, Luigi Ciari, Enrico Luraschi, Salvadori e altri) entrarono nella città con un carretto pieno di Bibbie. Tuttavia la caduta del potere temporale non poteva eliminare il deficit di cultura del pluralismo religioso che ancora attanaglia la società italiana.

Ecco perché quella breccia va tenuta ancora aperta e come Alleanza Evangelica Italiana ne coltiviamo la memoria: l’opera di diffusione della Bibbia (e più in generale della testimonianza libera dell’evangelo) iniziata quel giorno non è ancora finita e come evangelici, solo pregando insieme e lavorando insieme per il bene della nostra nazione, potremo sperare, se Dio lo vorrà, di vedere un’ondata di riforma secondo l’Evangelo che potrà sorgere solo dalle fondamenta gettate per mezzo di quelle bibbie.

Inoltre, quella breccia va ricordata per difendere ed ampliare la cultura del pluralismo religioso nel nostro Paese. In Italia ci sono ancora confessioni di serie A, di serie B e di serie C. Non è una situazione degna di un Paese democratico. L’informazione religiosa del servizio pubblico (RAI) è appannaggio del cattolicesimo e di pochi altri soggetti. L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali è ancora pagato da tutti i contribuenti. L’elenco potrebbe andare avanti a dimostrazione che l’Italia vive ancora in una situazione scarsamente pluralistica. Ecco perché il 20 settembre va ricordato da tutti coloro che hanno a cuore la cultura del pluralismo religioso.


Una breccia sul crocifisso a scuola?

Sulla recente sentenza della Cassazione

Roma (AEI), 20 settembre 2021 – Riceviamo dal Comitato insegnanti evangelici italiani, associato all’AEI, e volentieri pubblichiamo:

Fra le innumerevoli questioni ancora da sistemare all’avvio dell’anno scolastico, rincuora la notizia di un piccolo passo avanti nella scuola, per il rispetto della libertà di coscienza di coloro che la frequentano, famiglie, studenti e insegnanti. Forse questo sarà l’ultimo atto di una vicenda che si protrae da decenni, se non da un secolo, oppure sarà necessario ancora ritornarci su, come ritiene chi scrive. Sta di fatto che non è più obbligatorio esporre il crocifisso nelle aule scolastiche. Lo stabilisce la Corte di Cassazione con la sentenza n.24414 del 9 settembre, la quale afferma che la classe “può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo, eventualmente accompagnandolo con i simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso ricercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”.

Senza entrare nel merito delle diverse vicende che si sono susseguite nel tempo, come insegnanti evangelici possiamo però riaffermare, come molte volte in passato, che l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, prevista da disposizioni regolamentari di due regi decretidel 1924 e del 1928,non è più coerente con i principi del rispetto della libertà di coscienza e di religione, affermati della Costituzione. Con questa ultima sentenza sembra che siano riconosciute le ragioni di genitori, insegnanti e studenti che nel corso degli anni si sono opposti all’esposizione del crocifisso, o quantomeno non si sono sentiti rappresentati e rispettati dalla “cultura” della maggioranza. Tuttavia, secondo la Cassazione,questi ultimi non possono sentirsi discriminati in caso contrario (cioè nel caso in cui il crocifisso sia esposto) ma la “comunità scolastica” dovrà addivenire a una mediazione che rispetti entrambe le posizioni.

Alcune osservazioni: manca, nelle motivazioni addotte dalla Cassazione, una dovuta attenzione, un richiamo forte alla specificità del contesto scolastico. Al di là delle convinzioni religiose e culturali degli uni e degli altri, c’è un interesse prioritario alla formazione di persone in via di sviluppo, affidate dalle famiglie alla scuola, e che hanno il diritto di essere tutelate nella loro identità fragile e sensibile. La scuola non può diventare il campo di battaglia di ideologie contrastanti, ma deve essere un ambiente aperto, sereno e accogliente. Deve istruire e formare, certo, ma non imprimendo convinzioni e modelli culturali che non fanno parte di un patrimonio condiviso da tutti i presenti.

Inoltre, il rinviare alla decisione della “comunità scolastica” l’esposizione del crocifisso, sembra un po’ passare la patata bollente… che cos’è la “comunità scolastica”? Le ipotesi sono: l’insieme di tutte le famiglie della classe, della scuola,l’insieme delle famiglie e dei docenti, aggiungiamo anche gli assistenti e gli ausiliari. e gli educatori che a vario titolo entrano per supportare particolari alunni… Oppure sono gli organi collegiali, con i rispettivi eletti dai consigli di classe, interclasse ecc.? Ammesso anche che si faccia ricorso alla più ampia consultazione possibile, con quale criterio bisogna poi decidere? Come si mediano due posizioni contrapposte? La scuola non è una comunità, ma sono molte comunità, molte famiglie, lingue, etnie, ruoli, posizioni diversissime e per niente riconducibili a unità. Alla fine, deciderà la maggioranza, con buona pace delle minoranze inascoltate?

Infine, ogni cristiano autentico dovrebbe inorridire a questa strumentalizzazione di un simbolo, per motivi politici e ideologici beceri e reazionari. Il Crocifisso vero non sta su quel pezzo di legno, piccolo o grande che sia, e non si presta ad alcun uso, per quanto ammantato di cultura esso voglia essere. Il vero Crocifisso è seduto vivente alla destra della Maestà, e non ha bisogno di essere appeso a un muro per essere ricordato, perché ha ogni potere in cielo e in terra. E nonostante ciò, Egli non si impone a nessuno, ma attira con legami d’amore.

Detto questo, tuttavia, questa decisione della Cassazione può essere un’occasione unica, se la si sa cogliere, per aprire un confronto in ambito più allargato sulla scuola e sui diritti di ciascun alunno e studente a sentirsi accolto e riconosciuto nella sua specifica identità. Può essere una breccia attraverso la quale le famiglie possono far sentire la loro voce, tutte le famiglie, in un clima di mutuo ascolto e rispetto. Può essere il momento in cui il principio di laicità viene esercitato nella sua accezione migliore, quella di dialogo plurale franco e aperto, condotto sullo stesso piano del rispetto dovuto a ogni persona portatrice di una propria identità culturale e religiosa.


Ferrara: posta la targa dedicata a Fanino Fanini nella piazza centrale

Un convegno e una cerimonia pubblica

Roma (AEI), 20 settembre 2021 – Il 17 settembre 2021 si è compiuto a Ferrara il progetto di apporre una targa in memoria del martire evangelico Fanino Fanini, in occasione del cinquecentenario della nascita (Lugo, 1520 – Ferrara, 1550), strangolato e arso per la sua fede. Alle ore 15.00, in presenza delle Autorità cittadine di Ferrara e Faenza, in Piazza Trento Trieste è stata scoperta la targa commemorativa sulla facciata del Palazzo della Ragione.

L’evento è stato accompagnato da musiche dell’epoca, eseguite dal “El Kabod Quartet”. La memoria dell’evangelico Fanino Fanini è ora permanentemente impressa sul marmo, nel centro della città estense.

La cerimonia è stata preceduta da un convegno pubblico in cui i relatori, i professori Pietro Bolognesi, Leonardo De Chirico e Antonella Cagnolati hanno ricordato la sua vita, la sua fede semplice e genuina nel Vangelo per la sola grazia di Dio, la sua coraggiosa predicazione evangelica per la quale pagò con la vita, come molti altri. La sua prigionia, il suo processo e la sua esecuzione furono al centro di notevoli attenzioni nella corte ferrarese. 

L’evento non è stato solo la commemorazione di un martire di fede e di libertà, ma anche una celebrazione della parola che libera, quella Parola che “in eterno è stabile nei cieli”. La chiesa evangelica riformata battista di Ferrara, che ha promosso le iniziative, ringrazia prima di tutto Dio che “compie l’agire e l’operare” e poi anche tutti coloro che hanno partecipato all’iniziativa. Per maggiori dettagli: https://chiesaevangelicadiferrara.com (AS)

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A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
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Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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