Ideaitalia - Nuova serie, Anno VI · n. 16 · 2 settembre 2022

Non solo riforme tecniche, ma una “riforma” è necessaria

Il Presidente dell’AEI sulle elezioni del 25 settembre

Roma (AEI), 2 settembre 2022 – Il presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana, Giacomo Ciccone, in un’intervista rilasciata ad Evangelical Focus, ha parlato delle imminenti elezioni in Italia. Nonostante i partiti ed i volti in campo non si siano quasi per nulla rinnovati, la campagna elettorale che il nostro Paese sta vivendo in questi giorni è molto accesa. Il fallimento della legislatura, dopo tre tentativi di governo, ha generato un malcontento diffuso nella popolazione e sembra aver spostato l’asse del consenso verso la destra.

In questo clima la crisi dei partiti che ormai va avanti da molti anni sembra essersi esasperata. Decine di micropartiti rappresentano la frammentazione culturale del paese vittima di un forte personalismo e accoppiata ad un sistema elettorale complesso.

Nonostante una riforma della legge elettorale e del sistema partitico sia auspicabile e desiderata, Ciccone ribadisce che una vera soluzione non è solo 'tecnica', ma che c’è bisogno di una profonda riforma della cultura e della comunità. Ciccone ha anche ricordato che la frammentazione generale causata dalla politica ha raggiunto anche le chiese evangeliche che mancano di visione rispetto alla politica. Rispetto a questo problema Ciccone ha ricordato come l’AEI negli ultimi due decenni abbia provato a promuovere un’alternativa sociopolitica che trae nutrimento dal Vangelo.

Il documento "Per il bene dell'Italia" (2008) o l’impegno per la libertà religiosa, la famiglia, la separazione tra Chiesa e Stato e il pluralismo sociale, ne sono esempi. L’AEI negli anni ha dimostrato di essere aperta ad interagire con la politica, senza essersene dipendente, né mostrandone dipendenza o superiorità. Infine, il Presidente ha invitato a pregare attivamente tutti gli evangelici del mondo che stanno ponendo attenzione alle elezioni italiane affinché il Signore favorisca una riforma spirituale e culturale che coinvolga anche la politica.


La speranza per il mondo e l’importanza dell’escatologia cristiana

La conferenza dei teologi evangelici europei a Praga

Roma (AEI), 2 settembre 2022 – Dal 26 al 30 agosto si è tenuta le biennale conferenza della FEET (Fellowship of European Evangelical Theologians) a Praga. Costituita nel 1976 con l’importante contributo di John Stott e a seguito del Congresso di Losanna del 1974, la FEET raccoglie oggi un centinaio di associati da tutta Europa: teologi, docenti in istituti biblici, cultori delle discipline teologiche. Alla conferenza erano presenti 60 persone. Dall’Italia, oltre a Leonardo De Chirico (IFED e Coordinatore della commissione teologia e dialogo dell’AEI), anche Davide Ibrahim (ICED) e Matteo Ricciardi del Seminario europeo nazareno.

Il tema di quest’anno era la “Speranza per il mondo: l’escatologia come fonte di vita per la missione della chiesa” ed è stato affrontato con sessioni plenarie, seminari, gruppi disciplinari (AT, NT, Sistematica/storia, Pratica/apologetica). Toccante la testimonianza del prof. Roman Solovev, preside dell’Istituto teologico evangelico di Leopoli (Ucraina). Presenti anche il presidente dell’Alleanza Evangelica Europea (Frank Hinkelman) e il coordinatore della commissione teologica AEE. Le varie relazioni hanno dato voce voce ad una maggiormente assimilata visione “olistica” dell’escatologia evangelica, superando le restrizioni individualiste e futuriste.

In conversazione con l’AEE, la FEET ha concordato di tenere una conferenza congiunta nel 2024 (fine agosto) sull’identità evangelica. Quello dell’identità è un tema trasversale che riemerge periodicamente e anche oggi sembra essere tornato in auge. E’ interessante vedere una forma di cooperazione su un tema comune. A 50 anni dalla fondazione della FEET e del congresso di Losanna, la domanda si ripresenta: nel mondo contemporaneo, cos’è la fede evangelica?


A 450 anni dalla strage di San Bartolomeo

Tra memoria evangelica e questioni aperte sul tappeto

Roma (AEI), 2 settembre 2022 – Esattamente 450 anni fa Parigi divenne teatro di uno dei massacri più cruenti della storia della chiesa. La notte tra il 23 e il 24 agosto del 1572 migliaia di ugonotti (protestanti francesi) vennero uccisi dalle truppe cattoliche del re Carlo IX, re di Francia. Ad evocare l’evento è un articolo di Davide Ibrahim su Loci Communes (29/8/2022) intitolato A 450 anni dalla strage della notte di San Bartolomeo. Le questioni ancora aperte da allora”.

La notte di San Bartolomeo, il 24 agosto, le porte della città vennero chiuse e la fazione cattolica facente capo ai duchi di Guisa uccise nel sonno tutti i capi militari ugonotti. Dopodiché, continuò a spargere sangue nelle settimane successive passando a fil di spada sia i civili convenuti a Parigi sia coloro che erano rimasti nelle regioni limitrofe (si stimano tra le 5.000 e le 30.000 vittime). La Francia si trovò nuovamente sommersa nel sangue e le guerre di religione si protrassero fino al 1598, anno dell’editto di Nantes, il quale proclamò il cattolicesimo religione di Stato e diede la limitata libertà ai protestanti di professare la loro fede.

Fare memoria della notte di San Bartolomeo è l’occasione per riflettere sullo stato di saluto della libertà religiosa e sulla laicità dello Stato, oltre ad interrogarsi sulle relazioni tra protestanti e cattolici.


A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
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Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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