Pretestuosa, pasticciata ed anticostituzionale. Presto sarà oggetto di preoccupazione internazionale

L'Alleanza Evangelica Italiana sulla legge lombarda sui servizi religiosi

Non c'è dubbio che la nuova normativa della Lombardia, recante "Modifiche alla legge regionale 11 marzo 2005, n. 12 (Legge per il governo del territorio) - Principi per la pianificazione delle attrezzature per servizi religiosi", sia un tentativo pretestuoso di confezionare, all'interno di normative urbanistiche vessatorie, una serie di ostacoli per rendere sempre più difficile, se non impossibile, la realizzazione di nuovi luoghi di culto alle minoranze religiose. Del resto sono gli stessi estensori della legge a non far mistero del proposito ostativo delle nuove norme. In effetti le regole già vessatorie dell'Art. 72 della "Legge per il Governo del Territorio" del 2005 sono ora ulteriormente peggiorate.

Già sino ad oggi, a pagare il prezzo più alto della vecchia norma erano state alcune decine di chiese evangeliche che in qualche caso si sono viste sequestrare perfino la proprietà. Non osiamo immaginare che cosa potrà accadere da oggi in poi con questa nuova legge regionale che inasprisce ulteriormente le condizioni delle minoranze religiose e ne limita ancor di più la libertà.

Se in Italia una Regione può approvare una legge in questi termini, è evidente che la libertà religiosa è largamente incompiuta nel nostro Paese, e che è ancora più urgente discutere ed approvare una Legge sulla Libertà Religiosa. L'Alleanza Evangelica rappresenterà sin da subito la grave situazione lombarda a vari livelli, sottoponendola anche ad organismi sovranazionali ed internazionali.

Ecco nel dettaglio le criticità della nuova legge regionale della Lombardia

Il nuovo comma 7, nelle lettere (a) e (b) richiede ai soli nuovi locali di culto di farsi carico in prima persona di oneri di urbanizzazione primaria (adeguamento strade di accesso, rete idrica e fognaria, reti utenze, etc.) nonostante l'esenzione prevista nella Legge Bucalossi (L. 28/01/1977, n.10, art.9 lett. F) e confermata nel Testo Unico dell'edilizia (DPR 06/06/2001, n. 380) per gli edifici di culto in quanto costituiscono essi stessi, opere di urbanizzazione secondarie.

Nella successiva lettera c) si fa riferimento ad una "adeguata" distanza da altri luoghi di culto secondo quanto disposto da deliberazioni della Giunta regionale. Piazzarsi lontano da chiese cattoliche deve significare costruire in aperta campagna, in barba ai più elementari principi di urbanistica?

Nella lettera d) sono richiesti ai nuovi locali di culto parcheggi in misura superiore addirittura a quanto previsto per le grandi strutture commerciali.

Si tocca il fondo nella lettera e) dove si impone una sorta di videocontrollo da parte delle forze di polizia verso i nuovi locali di culto: nemmeno regimi totalitari si sono mai avventurati a tanto! Gli estensori, ignari dei pronunciamenti del Garante per la Privacy (Provvedimenti del 29 aprile 2004 e del 8/04/2010) che – proprio per i luoghi di culto - raccomanda "elevate cautele, in funzione dei rischi di un utilizzo discriminatorio delle immagini raccolte e del carattere sensibile delle informazioni", hanno pensato di sistematizzare un monitoraggio governativo senza precedenti.

La disparità tra locali di culto esistenti e nuovi è sotto gli occhi di tutti: ai primi non è chiesto alcunché, per i secondi c'è una lunga lista di nuove adempienze, "a carico dei richiedenti" anche quando riguardano inadeguatezze territoriali, e talvolta limitanti l'esercizio dei diritti fondamentali di libertà religiosa, di espressione e privacy. Lo spirito della legge è pertanto quello di mantenere lo status quo religioso al riparo da un sano pluralismo che offra a tutte le confessioni pari opportunità.

Il diverso trattamento riservato alla Chiesa Cattolica dall'invariato comma 2 ter dell'Art. 70, oltre a risultare pesantemente discriminatorio nei confronti della altre confessioni religiose denota una chiara dipendenza "romana" delle forze politiche che hanno promosso il provvedimento.

Il comma 4, attraverso un dispositivo corporativistico che chiama in causa comitati di cittadini, referendum e forze dell'ordine, dimostra una grave idiosincrasia verso libertà e diritti delle minoranze da parte degli estensori che eleva la logica del sondaggio allo stesso livello dei diritti fondamentali e riduce il diritto alla libertà religiosa da interesse legittimo a facoltà soggetta alla mutevole discrezionalità amministrativa.

Come per l'anacronistica necessità del permesso a costruire prevista nella L.R. 12 del 2005 anche per ottenere un mero cambio di destinazione a luogo di culto anche quando non siano necessarie modifiche all'edificio, così questa nuova legge avanza pretese incomprensibili e fantasiose, riservandole alle sole confessioni religiose emergenti (i.e. "minoranze") come una serie di lacci e laccioli, assurdi sotto il profilo economico, e surreali sotto il profilo pratico.

Nei fatti il provvedimento colpirà non solo le domande di nuovi locali di culto, ma anche moltissimi locali già esistenti, che tuttora, per ritardi o carenze di politiche da parte delle amministrazioni pubbliche, non hanno, fino ad ora potuto ottenere il cambiamento di destinazione d'uso. Anche le convenzioni in corso tra associazioni religiose e comuni sono state annullate a gamba tesa da questo pasticciato ed incostituzionale provvedimento che purtroppo farà fare una pessima figura al nostro paese in tutto il mondo.

La legge regionale è palesemente contraria alla Costituzione che invece garantisce i diritti inviolabili dell'uomo (Art. 2), sancisce pari dignità sociale a tutti i cittadini senza distinzioni di ordine religioso (Art. 3), impone uno spazio dove tutte le chiese siano "egualmente libere" (Art. 8, comma 1), in qualsiasi forma associata (Art. 19), al riparo da speciali limitazioni (Art. 20).

Oltretutto l'infausta data di approvazione della Legge denota un atteggiamento antistorico sia di ordine civile (il 27 Gennaio è la Giornata della Memoria), sia di ordine normativo (La Legge Bucalossi del 27/1/1977 è chiaramente ignorata dal provvedimento).

Gli unici a non aver paura di questo provvedimento sono proprio i circoli di terroristi e fondamentalisti, visto che non avranno difficoltà a sostenere esorbitanti costi poiché finanziati clandestinamente dall'estero.

Roma, 13 febbraio 2015