L’AEI sulla risoluzione del Parlamento europeo sui “diritti” delle coppie dello stesso sesso
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La parità tra uomo e donna non sia appiattimento della famiglia
A seguito della recente risoluzione del Parlamento europeo che stigmatizza i Paesi dell’Unione che non hanno ancora introdotto una concezione elastica del matrimonio, sino ad estenderla a coppie dello stesso sesso, si ricorda quanto segue:
- il Parlamento europeo ci ha ormai abituato a simili tirate di orecchie in nome della “parità” dei diritti tra uomini e donne. La prima risoluzione di questo genere risale al 1994, poi reiterata nel 2000. Ora ne arriva un’altra. Una ogni decennio. Per quanto riguarda il mondo evangelico italiano, nel 1994, 65 pastori delle chiese “storiche” espressero apprezzamento per la risoluzione, mentre le chiese evangelicali rimasero contrariate da quella presa di posizione che secondo loro contravviene l’insegnamento biblico riguardante la sessualità e la famiglia. A seguito di quella controversia, il già programmato convegno evangelico di Pentecoste 1994 fu annullato a testimonianza della spaccatura netta tra le due anime dell’evangelismo italiano. Dopo le recenti deliberazioni di alcune chiese “storiche” sulla benedizioni delle coppie omosessuali (2010), la spaccatura si è ulteriormente evidenziata e riflette una diversa e non conciliabile lettura della Bibbia per quanto riguarda i fondamenti della visione dell’uomo e della donna in quanto creature cadute nel peccato e con la possibilità di essere riconciliate dall’opera di Gesù Cristo.
- il Parlamento europeo persegue una definizione appiattita di “parità” tra uomo e donna. Parità significa uguaglianza di dignità e di opportunità, ma non può significare intercambiabilità e confusione. L’uomo rimane tale e la donna rimane tale, nella loro uguale umanità e nel loro diverso genere. Dio ha creato l’uomo e la donna e, nell’opera di salvezza, Dio permette di ricostruire vissuti redenti di mascolinità e femminilità, senza cancellarli. Parità significa pari dignità nella complementarità, non annullamento di ogni distinzione.
- il Parlamento europeo sbaglia a mettere sullo stesso piano morale e giuridico ogni convivenza umana tra due persone. La famiglia composta tra un uomo e una donna sposati è una formazione sociale che va riconosciuta e tutelata anche dallo stato. Diverso è il discorso riguardante le unioni civili che possono essere regolamentate. A questo proposito, l’AEI ha già preso una posizione possibilista sul riconoscimento delle unioni di fatto da parte dello stato (). Un conto è la famiglia, un altro sono le varie forme di convivenza. È compito dello stato garantire tutti i cittadini, a partire però dal riconoscimento della famiglia monogamica come luogo originario della società, della procreazione e della solidarietà tra generazioni.
Roma, 15 marzo 2012