Notizie dal mondo, gennaio-febbraio 2002

U.S.A.: quanto prestare attenzione alle sensibilità altrui?

Il linguaggio dell’evangelizzazione

 In una recente intervista, il portavoce dell’evangelista americano Billy Graham ha affermato che la prossima iniziativa evangelistica di Graham, prevista a Cincinnati, sarà denominata “missione”.

     Per molti anni, il vocabolo usato è stato quello di “crociata”, ma la volontà di non urtare la sensibilità degli aderenti di altre religioni ha fatto sì che l’organizzazione decidesse di modificare la parola. Infatti, “crociata” evoca un significato militare, di conquista, di battaglia, che può alimentare pericolosi equivoci nell’opinione pubblica.

     Il fatto curioso è che, all’indomani della II Guerra mondiale, quando Graham cominciò a promuovere le sue iniziative evangelistiche, il termine usato maggiormente era quello altrettanto militaresco di “campagna”. Non volendo associare l’evangelizzazione a una parola usata in guerra, l’evangelista americano decise di cambiare “campagna” per “crociata”, forse pensando che quest’ultima apparisse meno legata all’esperienza bellica. Sta di fatto che la parola “crociata” è entrata nel gergo evangelicale. Ora, dal problematico termine “crociata” si passa al più biblicamente denotato “missione”.

     Mentre Graham padre d’ora in poi chiamerà “missioni” le proprie iniziative, Graham figlio, anch’egli evangelista, ha scelto un’altra parola ancora: il più giocoso (e politicamente corretto) “festival”. Che cosa c’entri il “festival” con la predicazione del Vangelo non è dato a sapere, ma è significativo che si arrivi a usarlo.

     Certo, ogni termine contiene in sé il senso che si attribuisce all’evangelizzazione. In più, ogni termine è influenzato dal contesto storico in cui nasce ed è anche frutto di diversi modi di concepire l’impatto che si vuole avere.

L.D.C.

 

Africa: un’importante iniziativa per la formazione

Un commentario biblico tutto africano

 Gli evangelici africani avranno presto un commentario biblico scritto da studiosi africani.

     Il progetto, che è in uno stadio avanzato di realizzazione, mira a fornire ai pastori, ai predicatori e alle chiese in generale, uno strumento affidabile sul piano teologico, e contestualizzato sul piano pastorale.

     Il commento, oltre a contenere l’approfondimento dei testi, presterà particolare attenzione ai temi delle tradizioni religiose africane, della povertà, dell’AIDS, dell’Islam, ecc. Curatore dell’iniziativa è Tokumbo Adeyemo, segretario dell’Alleanza evangelica africana, mentre la responsabilità accademica del commentario è della Facoltà di teologia evangelica di Nairobi.

     Il progetto prevede il coinvolgimento e la sponsorizzazione di numerose agenzie missionarie e di diversi organismi di cooperazione evangelica.

     Anche in questo caso, l’Alleanza evangelica, tramite la persona del suo segretario, è coinvolta in un’iniziativa che testimonia l’unità evangelica nel continente africano ed è finalizzata al consolidamento del popolo di Dio.

 

U.S.A.: una necessità cui pensare

Sviluppare una prospettiva evangelica

 È stato il presidente dell’Associazione americana dei teologi evangelici a richiamare l’attenzione degli studiosi sulla necessità di sviluppare una prospettiva evangelica sulle questioni d’attualità.

     Parlando a Danvers durante la riunione dell’Associazione, Wayne Grudem ha chiesto se si crede veramente che solo la Bibbia nella sua interezza sia la Parola di Dio scritta.

     L’impressione è che molti studiosi indaghino il testo biblico perdendo di vista il messaggio complessivo della Scrittura. Ci sono, così, esegeti dell’A.T. o del N.T. che conoscono un’enormità di dati filologici e storici, ma hanno molta difficoltà a capire le Scritture come un insieme e come un messaggio con una propria prospettiva.

     Un approccio così frammentario, pur avendo una sua legittimazione, non deve far perdere di vista la necessità di una presa di posizione sulle questioni all’ordine del giorno nella società in cui si vive alla luce delle Scritture nella loro interezza.

     I grandi studiosi e predicatori si distinguono, invece, per la capacità di affrontare in maniera significativa anche le questioni dell’attualità, senza ingolfarsi in tecnicismi fine a sé stessi. Ciò presuppone un pensiero teologico unitario e la convinzione che il Signore sia veramente il Signore di tutta la realtà.