L’impatto dell’invasione russa sulle comunità di fede in Ucraina

Uno ricerca dell’Istitute for Religious Freedom

Roma (AEI), 21 ottobre 2022 – L’IRF è una ONG ucraina con sede a Kiev che dal 2001 si occupa di proteggere e promuovere la libertà religiosa e altri diritti umani correlati e insieme favorire il dialogo tra lo Stato e le comunità di fede con lo scopo di rafforzare la convivenza democratica.

Il lavoro di ricerca è iniziato fin dai giorni successivi all’invasione russa e ha monitorato e registrato gli attacchi ai leader religiosi e ai luoghi di culto e raccolto testimonianze dirette e oculari degli eventi. Il rapporto contiene anche un’analisi dello stato della libertà religiosa nella penisola di Crimea, occupata dalla Russia nel 2014.

La ricerca delinea l’impatto della guerra “su almeno 20 diverse confessioni, che riuniscono circa 31 mila comunità religiose, costituendo l'84% dell'intera rete religiosa dell'Ucraina. Tra queste ci sono chiese ortodosse, cattoliche e protestanti, associazioni religiose ebraiche e musulmane, oltre a varie minoranze religiose ed etniche”.

L'aggressione della Crimea nel 2014 è stata accompagnata da rapimenti, torture ed esecuzioni extragiudiziali di leader e fedeli delle principali confessioni cristiane e dei Testimoni di Geova. A seguire, anche le comunità religiose delle regioni di Donetsk e Luhansk sono state costrette a riunirsi per lo più clandestinamente e la legge russa sulla lotta all'"estremismo" e alle "attività missionarie illegali" ha peggiorato la situazione. Riportiamo di seguito parte dei risultati:

“Dal 24 febbraio 2022, gli attacchi russi alla libertà religiosa in Ucraina sono diventati più crudeli. Se prima i sacerdoti nei territori occupati ricevevano solo minacce di morte, ora i leader religiosi vengono torturati e uccisi.”

“…la Russia sta distruggendo il patrimonio spirituale dell'Ucraina con attacchi missilistici, bombardamenti e saccheggi di edifici religiosi non giustificati da necessità militari. La politica imperialistica della Russia, basata sull'ideologia del "Russkiy mir" (mondo russo), viene apertamente attuata nei territori ucraini sotto occupazione. Ad esempio, rimuovendo i libri ucraini dalle biblioteche e bruciandoli in pubblico, vietando l'uso della lingua ucraina nella sfera pubblica e persino sui cartelli stradali. Inoltre, le autorità di occupazione cercano di prendere sotto controllo tutte le attività religiose, costringendo le comunità religiose locali a giustificare l'aggressione russa e a stabilire una subordinazione con i centri religiosi russi, e obbligando i leader religiosi filo-ucraini a collaborare usando minacce e torture.

I media e i leader religiosi russi, come il Patriarca Kirill di Mosca e di tutte le Russie, giustificano la guerra contro l'Ucraina con la propaganda della presunta protezione dei fedeli ortodossi del Patriarcato di Mosca e dei russofoni”.

Il report si conclude con una serie di raccomandazioni alle autorità politiche internazionali per proteggere le comunità di fede ucraine da ulteriori danni e affinché i numerosi crimini documentati commessi dai soldati russi in Ucraina siano indagati “secondo il diritto umanitario internazionale come crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità.”