Relazione all’AEI sulla missione esplorativa a Lampedusa

A Lampedusa la situazione evolve di continuo e può radicalmente mutare improvvisamente. Attualmente la situazione dei profughi appare sotto controllo e l’isola è alquanto blindata per la presenza di oltre 500 poliziotti, carabinieri e finanzieri.
Gli sbarchi dei profughi stanno continuando alquanto regolarmente, specie se il mare lo permette. Il Centro di prima accoglienza e smistamento di Lampedusa, appartiene al Ministero dell’interno ed è stato subito riaperto dopo l’arrivo improvviso di oltre 6500 profughi dalla Tunisia che avevano invaso l’isola (di 5000 abitanti) e creato non poche preoccupazioni alla popolazione. Il Centro può ospitare agevolmente 600 persone, ma negli scorsi giorni è arrivato a contenere oltre 1000 profughi.

Nei primi giorni l’accesso al Centro era alquanto libero, ma da alcuni giorni il Centro è assolutamente chiuso ai visitatori (volontari, giornalisti o semplici curiosi) in seguito ad ordinanza prefettizia e vi si può accedere solo con autorizzazione da parte della Prefettura di Agrigento. Anche una troupe della CNN ha dovuto accettare questa limitazione. I profughi sono pertanto all’interno della struttura e la sorveglianza è alquanto severa.

Dal 2007 il Centro è gestito da un consorzio locale che attualmente occupa un centinaio di persone preposte alla cucina e all’operatività del Centro stesso. Vi è cibo e vestiario a sufficienza.
Durante il nostro soggiorno abbiamo incontrato solo alcuni profughi tunisini al di fuori della struttura (usciti da un varco nella recinzione) andati provvisoriamente in paese per acquistare alcune cose. Stavano comunque rientrando al Centro dove sono (anche a loro detta) molto ben accuditi dal personale e dalle forze dell’ordine presenti.
I profughi arrivano con reali “carrette” del mare che sono poi poste sotto sequestro dalla Capitaneria di porto e distrutte recuperando il poco recuperabile (abbiamo assistito alla demolizione di un paio di queste). Una volta avvistata al largo, l’imbarcazione è avvicinata e poi scortata al porto dalle motovedette della finanza. I profughi (praticamente tutti uomini tra i 18 e i trent’anni) sono fatti salire su autobus e immediatamente trasferiti al Centro di smistamento situato ad alcune centinaia di metri per essere identificati e rifocillati.
I profughi restano presso la struttura al massimo 4-5 giorni e vengono trasferiti ai vari centri di accoglienza già operativi sul territorio (Porto Empedocle, Crotone, Brindisi, Bari e presto a Mineo in prov. di Catania).
Il Ministro Maroni ha chiesto ai prefetti di identificare strutture sul territorio in grado di accogliere 50000 profughi e a giorni si sapranno le ubicazioni degli altri vari centri di accoglienza.
Per Legge i profughi potranno restare in queste strutture non più di 180 giorni. Per coloro che avranno richiesto asilo politico (solo pochissimi tra i tunisini), la situazione sarà esaminata singolarmente e se sussistono i requisiti, saranno accolti; per tutti gli altri, sbarcati in Italia non tanto per pericolo incombente e persecuzione, quanto per cercare “fortuna” e sistemazione in Europa (particolarmente in Francia), il destino sarà il rimpatrio in Tunisia. È un destino che molti di loro ignorano.
Giornalmente dal Centro di Lampedusa sono trasferiti nei vari centri di accoglienza sotto scorta un centinaio di profughi e in tal modo il numero degli accolti sull’isola, resta gestibile (alcune centinaia al massimo).
Sull’isola abbiamo potuto incontrare un fratello la cui disponibilità ad aiutarci e l’accoglienza dimostrataci sono state per noi una benedizione. Abbiamo poi parlato con vari “lampedusani”, incontrato il direttore del Centro di smistamento e poi avuto un insperato incontro con il Sindaco stesso con il quale v’è stato una proficuo scambio di impressioni per circa un’ora.

Nella situazione attuale, la presenza di credenti volontari sull’isola non ha molto senso data l’impossibilità di accedere al Centro di smistamento (senza autorizzazione da parte della Prefettura) e l’assenza dei profughi in paese (diversamente era stato per alcuni giorni, all’inizio dell’esodo, prima della messa in esercizio della struttura del Ministero). Manca quindi totalmente il contatto con i profughi stessi.
Abbiamo potuto consegnare dei Vangeli in Arabo a quei pochi fuoriusciti incontrati per strada e ad altri in partenza dall’aeroporto per essere trasferiti altrove grazie ad uno dei poliziotti che ha gentilmente consegnato lui stesso la letteratura ai tunisini. Il Sindaco stesso si è rammaricato di non aver la possibilità di fare di più dato che la sua autorità è praticamente nulla all’interno del Centro (dipendente dalla Prefettura su incarico del Ministero dell’Interno).
Abbiamo individuato alcune piste di lavoro per fornire assistenza ai profughi e rimaniamo in preghiera affinché la volontà di Dio sia fatta. È un’occasione provvidenziale per mostrare l’amore di Dio a persone che sono in fuga dalla disperazione e alla ricerca di una speranza.

Con fraterno affetto

Enos Nolli (GiM-Italia) e Francesco Maggio (MEtA)


05 marzo 2011