400 anni fa il “Sacro Macello” di evangelici in Valtellina

Una mattanza con 5-600 vittime chiuse le porte della Riforma nel Nord Italia

Roma (AEI), 29 luglio 2020 – Il mese di luglio del 1620, 400 anni fa, costituisce un momento cruciale per comprendere quale intensità abbia acquisito in Italia la spinta “controriformistica” e come mai la Riforma protestante non abbia potuto mai avere veramente luogo nel nostro paese per diversi secoli. L’evento storico è stato sottaciuto o minimizzato per molti anni sotto il fuoco incrociato e convergente della storiografia cattolica incline a giustificarlo come inevitabile [1] e di quella marxista volta a spiegarlo solo in chiave di dominio politico economico nello scacchiere europeo.

La Valtellina aveva registrato una discreta presenza evangelica tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII; essa diventò una percentuale significativa della popolazione della valle. La predicazione si era spinta in particolare dalla Val Chiavenna dove prima si era rifugiato Pietro Paolo Vergerio [2], quel vescovo di Capodistria che da esecutore delle disposizioni tridentine nei confronti dei protestanti aveva poi progressivamente aderito alla fede evangelica. Successivamente anche il riformatore bergamasco Girolamo Zanchi [3] ed altri evangelici provenienti dalla penisola (tra cui Scipione Lentulo di Napoli e Ottaviano Meio di Lucca) ministrarono come pastori in Val Chiavenna e Valtellina. Il territorio era politicamente sottoposto alla Repubblica delle tre Leghe che consentiva una certa convivenza pacifica tra la maggioranza cattolica e la minoranza protestante. Va quindi compreso che questo eccidio fu perpetrato contro l’autorità costituita da valligiani filospagnoli ed orchestrato dal Ducato di Milano che aveva fomentato la congiura [4].

I massacri avvennero durante la seconda metà di luglio lungo tutta la valle e precisamente nelle cittadine di Tirano, Teglio, Sondrio, Malenco, Berbenno, Traona, Morbegno, Dubino, Caspano e Brusio. L’efferatezza toccò livelli macabri. Nei pressi di Sondrio Giovan Battista Mallerio, un pastore e teologo proveniente da Anversa venne “preso … e non solo lapidato, ma gli fu di più fenduta la testa, tagliato il ventre e cavate le interiora”. Un esempio di fede incrollabile ce lo fornisce Anna di Liba, una giovane mamma proveniente da Schio (Vicenza): “fu esortata prima con buone parole a mutar religione. Ma costantemente perseverando, fu ammonita di aver … riguardo alla fanciulla la quale teneva in braccio di due mesi incirca; ch’altrimenti in un batter d’occhio sarebbero fatti morire madre e figliuola. Ma essa con animo intrepido rispose, che non era uscita d’ Italia e non aveva abbandonato quello che ivi possedeva per rinunziare la fede, la quale dal suo Signore Gesù Cristo gli era stata, ispirata ... E come, diceva lei, avrò io riguardo alla mia figliuola, non avendo Iddio Padre celeste risparmiato il suo unico figliuolo, mio Signore Gesù, anzi datolo a morte per amor mio e di tutti i peccatori? Porse loro sopra ciò la creatura, dicendo: Eccovela; il Signore Iddio che ha cura dell’uccellino nell’aria, potrà anco salvare questa povera creatura, benché da noi fosse abbandonata in questi monti, ecc. Si straccio le vesti, aprì il petto, e disse: Eccovi il corpo, che voi potete uccidere; ma l’anima mia alla quale non potete mettere mano, io la raccomando all’Iddio mio. Così fu ammazzata, e poi squartata d’età d’anni 35. La fanciulla, perché era di bellissimo aspetto, fu lasciata viva, e data a Castione … ad una donna papista, acciò l’allattasse” [5].

Questo genocidio va inquadrato storicamente assieme ad altri massacri che furono condotti sempre in età moderna verso la sparuta minoranza evangelica nel nostro paese. Esso fu preceduto in Calabria dal massacro di Guardia Piemontese del 1561 (riconducibile allo “zelo” di quel cardinal Ghislieri che da sanguinario inquisitore domenicano diventerà papa Pio V) e seguito dai massacri delle Pasque Piemontesi ad opera dell’esercito del Ducato di Savoia del 1655 che portarono alla morte complessivamente circa 4-5000 valdesi. Il Sacro Macello si pone cronologicamente nel mezzo dei due, assumendo anche un significato diverso.
Innanzitutto in Valtellina non morirono solo Valtellinesi e Grigioni ma anche diversi altri italiani aderenti alla fede evangelica che là si erano spostati a causa delle persecuzioni. Inoltre, va notato come col Sacro Macello furono colpiti in particolare gli Evangelici di recente conversione.

Per queste ragioni esso costituisce di fatto la Notte di San Bartolomeo del protestantesimo italiano. Sul piano spirituale, questo drammatico evento storico dovrebbe ricordare al popolo evangelico contemporaneo quanto la fede in Cristo Gesù sia potente fino a rendere modesti peccatori capaci di affrontare con coraggio le peggiori tribolazioni per la testimonianza del Vangelo [6]. (GC)

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1 C. CANTÙ, Il Sacro Macello di Valtellina, Firenze, Mariani 1853. Cantù si spinge a dipingere come verosimile il pretesto di congiura evocato dai carnefici e a considerare la strage come inevitabile in una Italia in cui era tornata “la notte de’ mezzi tempi” attribuendone la responsabilità solo “agli stranieri, suoi dominatori” (p. 86). Interessante che nella sua bibliografia introduttiva l’A. non considera lo scritto del pastore Vincenzo Paravicino subito successivo ai fatti: esso viene citato solo più tardi e senza il riferimento all’autore (p. 72).

2 Aa.Vv., “P. Vergerio (1498-1565) e il Caso Spiera (1548)”, Studi di teologia NS X (1998/1) N. 19.

3 Aa.Vv., “Girolamo Zanchi (1516-1590)”, Studi di teologia NS XXVIII (2016/1) N. 55. Nella Domenica della Memoria 2016, in occasione del cinquecentenario della nascita, l’Alleanza Evangelica ha ricordato questo importante riformatore italiano. https://alleanzaevangelica.org/documenti/2016-26_domenica-della-memoria.pdf

4 Per una fedele narrazione dei fatti, si può fare riferimento a P. SCHAFF, History of the Christian Church, (1858-1890), Vol. VIII. pp. 155-161.

5 V. PARAVICINO, Vera narrazione del massacro di Valtellina, 1621, p.11. Questo scritto contribuì notevolmente ad attirare l’attenzione dei protestanti europei su quanto stava succedendo in Italia. Esso è rintracciabile in rete: https://sondrioevangelica.org/download/VeraNarrazione.pdf

6 V. PARAVICINO, op. cit., p. 24: “i pii benché venghino ad essere afflitti in questa vita e privati di ogni cosa in essa, non possono però patire alcun danno nell’eterna: anzi col loro Re e Signore regneranno eternamente e vittoriosamente”.