IDOP e problemi di libertà religiosa irrisolti in Italia

Una riflessione a margine della Giornata internazionale di preghiera per la chiesa perseguitata

Roma (AEI), 23 novembre 2022 – L’IDOP, la Giornata Internazionale di Preghiera per la Chiesa Perseguitata, quest’anno si è tenuta il 6 e il 13 novembre e si sta sempre più stabilizzando nel calendario delle chiese evangeliche italiane. Incoraggiata da organismi come l’Alleanza Evangelica Italiana e Porte Aperte Italia è un monito costante a ricordare quella parte del popolo di Dio che ancora non gode delle fondamentali libertà conquistate dalle moderne democrazie. Prima fra tutte proprio la libertà religiosa senza la quale milioni di uomini, donne e bambini e intere comunità religiose sono soggetti ad ogni sorta di sopruso, abuso o violenza.

La libertà religiosa ha sia una accezione positiva per quanto riguarda l’affermazione, la celebrazione e la condivisione del proprio credo, sia un’accezione negativa per quanto riguarda il rifiuto di compiere atti che contrastano le convinzioni profonde, cioè atti contro coscienza. Non dobbiamo dimenticare cosa sia realmente la libertà religiosa perché altrimenti non saremo in grado di comprendere quando essa è negata proprio sotto il nostro naso, in casa nostra.

Mentre continuiamo a pregare per la chiesa nel mondo che soffre persecuzioni estremamente violente e la cui libertà di culto e di coscienza è schiacciata in modi brutali e vistosi, dobbiamo mantenere un discernimento spirituale vivo anche nel nostro paese per saper riconoscere e educare altri a riconoscere quando essa è oppressa anche nei luoghi meno sospetti.

Un luogo adatto a misurare lo stato di salute della libertà di religione nel nostro paese è la scuola, il luogo per eccellenza che è stato deputato alla formazione dei cittadini. Osserviamo un gruppo di bambini, raccolto in un corridoio della scuola mentre la loro insegnante prende il caffè incurante di rispettare la richiesta dei genitori di avere un programma alternativo alla religione cattolica. Un ragazzo di scuola media è costretto a scegliere di parteggiare per una divinità greca nel corso di una lezione di Storia, anche dopo aver dichiarato all’insegnante che questo lede la propria coscienza. A una coppia di genitori è impedito di far uscire da scuola la propria figlia, nonostante abbiano fatto regolare richiesta di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica e che li pone nello stato di “non obbligo” nei confronti della scuola durante quelle ore.

Tutti questi soggetti hanno qualcosa in comune, cioè professano una fede diversa dalla cattolica: potrebbero essere musulmani, evangelici o persino atei.

Si assiste a scene come queste regolarmente nella scuola statale italiana, ma quando si alza la bandiera della libertà di religione e di coscienza nessuno sembra capire di cosa si stia parlando, come se la scuola dello Stato sia superiore a questo diritto umano fondamentale, probabilmente il più fondamentale di tutti i diritti. Un genitore che sceglie di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica per il proprio figlio lo fa sulla base di profonde convinzioni, le stesse che non sono tenute in conto nel caso di un alunno o un insegnante che è obbligato dalla scuola ad affermare qualcosa in contrasto con ciò in cui crede o che è costretto ad assumere un comportamento contrario alla propria coscienza. Nei programmi didattici non manca lo studio della Costituzione Italiana, e nei programmi interdisciplinari di educazione civica si studia l’Agenda 2030, ma la realtà è che nella scuola italiana manca l’ABC della libertà religiosa e il suo riconoscimento e rispetto, perciò non può essere in crescita.

A fianco alle iniziative legate all’IDOP dovremmo forse pensare altre iniziative di sensibilizzazione e alfabetizzazione alla libertà religiosa in contesti ecclesiali ma anche culturali, come le scuole. Un popolo che non conosce il vero significato e la portata della “madre di tutti i diritti” non sarà capace neppure di vedere, partecipare e combattere in favore delle sofferenze altrui. (LS)