Costituzione europea e AEI, intervista al pres. Mazzeschi

La Costituzione europea è un buon punto di partenza, ma si poteva fare di più...

 A metà luglio scorso, il presidente della Convenzione Europea, Giscard D’Estaing, è stato a Roma per consegnare ufficialmente al Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, il testo della Costituzione europea che la Convenzione ha elaborato, e che ha già presentato al vertice europeo di Salonicco, lo scorso mese di giugno.

Approfittando dell’occasione, abbiamo rivolto alcune domande a Roberto Mazzeschi, presidente dell’AEI, un organismo di comunione evangelica collegato alla WEA (l’Alleanza Evangelica Mondiale), che, fondata nel 1846, rappresenta 121 Alleanze nazionali, raggruppanti circa 2.000.000 di chiese locali, per un totale di quasi 250 milioni di cristiani evangelici in tutto il mondo.

 Ideaitalia: Come è nato l’interesse dell’AEI per i lavori della Convezione europea?

 R.M.: Come credenti evangelici, ci sentiamo pienamente partecipi dei processi politici e culturali che interessano il nostro continente. Con l’allargamento dell’Unione e l’entrata in vigore della Costituzione, siamo in presenza di cambiamenti epocali, che necessitano attenzione e partecipazione. Come evangelici italiani, abbiamo voluto fare la nostra parte, promuovendo una riflessione sui temi dell’Europa e monitorando l’andamento del dibattito sulla Costituzione.

 Ideaitalia: In questo modo è nato il documento dell’AEI, “Un contributo evangelico ai lavori della Convenzione europea”, pubblicato su Ideaitalia (2003/1)?

 R.M.: Sì, il documento è la sintesi della nostra riflessione propositiva. In sostanza, conteneva tre proposte concrete: 1) il riconoscimento di una base di valori di riferimento; 2) la scelta di un modello federale per l’architettura istituzionale dell’Unione, e 3) l’auspicio di un forum permanente di dialogo tra l’Europa e tutte le espressioni religiose presenti sul continente.

 Ideaitalia: Alla luce del testo elaborato dalla Convenzione, quali sono le vostre valutazioni?

 R.M.: Sul primo punto, penso che sia stato un bene incorporare la Carta dei diritti fondamentali di Nizza nel testo della Costituzione. Si tratta di una buona base di riferimento, che dà all’Europa un volto civile, morale e sociale, rispettoso della diversità culturale, ma anche della libertà religiosa. Le confessioni religiose che hanno accordi con gli Stati nazionali sono state salvaguardate, mentre la speranza è che gruppi di chiese o le chiese libere, molto diffuse nel mondo evangelico, abbiano gli stessi diritti riconosciuti nei diversi Stati.

 Ideaitalia: Sul preambolo si è molto discusso sull’assenza del riferimento a Dio o alla matrice giudaico-cristiana. Qual è la posizione dell’AEI?

 R.M.: Sostanzialmente, ci va bene la soluzione adottata dalla Convenzione, che ha glissato sull’argomento, facendo un generico riferimento alla cultura religiosa e umanistica.

            Sappiamo che molti evangelici in altri Paesi europei hanno spinto per l’inserimento di Dio nel testo, ma, sinceramente, non ci sembra questo il punto qualificante di una Costituzione. Del resto, la Costituzione italiana, insieme a molte altre, non contiene un riferimento esplicito a Dio, e non si capisce perché ci si debba intestardire per averlo in quella europea! La cosa importante è che la Costituzione garantisca e salvaguardi la libertà religiosa. Poi, ognuno è libero di credere o non credere, ma la presenza della menzione di Dio non fa molta differenza.

 Ideaitalia: Il vostro secondo punto è stato quello su cui la Costituzione vi ha delusi. È così?

R.M.: In effetti, siamo abbastanza delusi, anche se comprendiamo le varietà di opinioni al riguardo. L’Europa che esce dalla Convenzione è a due teste, e non ha risolto la sua ambiguità istituzionale. Non è una federazione, non è nemmeno un semplice spazio di Stati-nazione. È un ibrido. In più, avendo mantenuto il criterio dell’unanimità per la politica estera, fiscale e di difesa, si è messo un freno al ruolo dell’Unione. Ci voleva più coraggio, per scegliere la via federalista; ma, evidentemente, la Convenzione non l’ha avuto.

            L’augurio è che, più avanti, ci si accorga che i modelli ibridi non funzionano, e si ritorni a mettere mano alla forma istituzionale. Noi continueremo a insistere su questo punto, perché crediamo che il modello federale garantisca unità e rispetto delle diversità. Speriamo che la Presidenza italiana riesca a introdurre qualche novità in questo senso.

 Ideaitalia: La Convenzione ha previsto un dialogo permanente tra l’Unione e le religioni. In questo caso, il suggerimento dell’AEI è stato accolto...

 R.M.: In effetti, è così. Del resto, era l’auspicio di molte confessioni religiose. È importante che l’Europa promuova il dialogo con le chiese e le altre religioni sui temi di comune interesse. Noi evangelici siamo pronti a dare il nostro contributo fattivo. Sappiamo che la nostra responsabilità è quella di essere “sale” e “luce” del mondo in forza dell’Evangelo di Gesù Cristo. Vogliamo continuare a esserlo anche nell’Europa del futuro.