Iniziativa nonviolenta per il rispetto da parte dello Stato dei tempi per il rilascio dei permessi di soggiorno

PERCHÉ LO STATO ITALIANO È FUORILEGGE

Ogni anno centinaia di migliaia di immigrati chiedono il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. L’articolo 5 del Testo unico sull’immigrazione prevede che “il permesso di soggiorno è rilasciato, rinnovato o convertito entro venti giorni dalla domanda”. Sino al 2009 lo Stato italiano rinnovava i permessi di soggiorno in media dopo quasi 300 giorni. Oggi la media nazionale è di 101 giorni per il rilascio o il rinnovo; ciò significa che in molti casi ci vuole anche il doppio del tempo. In questi anni inoltre si è accumulato un arretrato tale che in alcune questure si deve aspettare sino a 10 mesi anche solo per il rinnovo di un permesso della validità di un anno.

Le persone in attesa del permesso che lavorano, studiano, crescono i propri figli in Italia, si ritrovano così ciclicamente in una terra di nessuno, dove i diritti di residenza sono sospesi. Senza rinnovo:

  • non possono muoversi per l’Europa
  • hanno difficoltà a tornare nel proprio Paese per incontrare le famiglie
  • hanno ostacoli a firmare un contratto di affitto o di lavoro, prendere la patente, iscrivere all’asilo i figli.

Le normative in vigore stabiliscono comunque diritti anche per il richiedente permesso di soggiorno che possiede la ricevuta dell’avvio della procedura, ma molte difficoltà riscontrate dagli immigrati nella loro vita quotidiana sono in gran parte dovute alla totale mancanza d’informazione da parte dei ministeri e degli uffici competenti.

LA CAMPAGNA NONVIOLENTA DAL DICEMBRE 2009

Grazie allo sciopero della fame (iniziato il 13 dicembre 2009 e durato 28 giorni) di Gaoussou Ouattara, della Giunta nazionale di Radicali Italani e Presidente del Movimento degli Africani, e seguito da 274 immigrati, in poche settimane è stato possibile far emergere sulle televisioni e sui maggiori giornali italiani e stranieri (Le Monde, El Pais) un problema rimosso e trascurato da diversi anni dalle istituzioni. Questa iniziativa, cominciata in un momento in cui con sempre maggiore insistenza i media nazionali propongono l’immigrazione come sinonimo di illegalità, ha inoltre dimostrato al contrario, la realtà fuorilegge dello Stato italiano nei confronti degli immigrati.

Le iniziative e i risultati

Nei giorni successivi all’inizio dello sciopero della fame di Ouattara si aggiungono a staffetta 274 persone per lo più stranieri. Provengono da diversi paesi tra i quali Costa d’Avorio, Burkina Faso, Cameroun, Senegal, Congo, Pakistan, Guinea, Mali, Burundi e India. Sono esponenti di comunità come Otto Bitjoka, presidente della Fondazione Ethnoland, leader degli immigrati milanesi, Mohideen Nowfer, segretario nazionale della Federazione delle comunità straniere in Italia (Focsi), Shukri Said, attrice, segretaria dell’Associazione Migrare. Ma anche esponenti italiani impegnati per i diritti degli stranieri come Piero Soldini, responsabile Cgil per l’Immigrazione, Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani, Rita Bernardini, parlamentare radicale eletta nel PD, Luigi Manconi, direttore di innocentievasioni.net e italiarazzismo.it, Anna Maria Rivera, docente di Etnologia e di Antropologia sociale, Alessia Montuori, presidente di Senza Confini.

Il primo gennaio si tiene in piazza della Repubblica a Roma una manifestazione per chiedere un impegno diretto al Ministro dell’Interno Maroni e al Ministro per la pubblica amministrazione Brunetta. La manifestazione si conclude con la consegna del testo dell’appello al Ministro dell’Interno.

L’appello riportato su diversi quotidiani e i servizi di alcuni tg sulla manifestazione provocano la risposta del ministro Brunetta che si impegna per un incontro. Ouattara sospende lo sciopero della fame ad oltranza. Continuano i digiuni a staffetta.

Sulla vicenda viene presentata un’interrogazione dai parlamentari Radicali Bernardini, Poretti e Perduca. Nell’atto si sollecita, in particolare, un’azione di informazione capillare al fine di rendere nota la possibilità di utilizzare la ricevuta di richiesta con validità ai fini dell’inserimento nel lavoro, dell’istruzione e della tutela sanitaria; la riduzione della tassa di servizio di 72,5 euro di rinnovo del permesso di soggiorno.

Nei giorni successivi avvengono incontri istituzionali. Un incontro con un rappresentante ministeriale del Ministero per la Pubblica Amministrazione e un incontro con funzionario del Ministro Pari Opportunità. I ministeri nell’ambito delle loro competenze si impegnano a garantire provvedimenti urgenti per informare le comunità d’immigrati dei diritti già attualmente vigenti per i richiedenti asilo e di studiare misure per ridurre i tempi di attesa.

Il 19 gennaio Radicali Italiani lancia una giornata di mobilitazione nazionale contro lo Stato fuorilegge sui tempi dei permessi di soggiorno e per la regolarizzazione dei lavoratori. Si tengono tavoli e volantinaggi davanti alle questure e prefetture di Treviso, Napoli, Torino, Firenze , Milano e Caserta.

UNA MOBILITAZIONE È NECESSARIA

Se 300 digiunatori sono riusciti a far emergere sui media il grave problema dei permessi, le risposte delle istituzioni sono ancora insufficienti. È necessario dunque che l’iniziativa nonviolenta di digiuno a staffetta prosegua e si diffonda in tutte le comunità d’immigrati presenti sul territorio nazionale.

Le richieste che avanziamo per il rientro nella legalità dello Stato italiano sui permessi di soggiorno oggi sono legate anche agli impegni presi dai Ministri:

  • Portare a 20 giorni effettivi i tempi fuori legge per le richieste di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.
  • Mettere in atto un’azione di informazione capillare, anche con spot televisivi, al fine di rendere conosciuti i diritti già acquisiti con la vigente normativa per coloro in possesso della ricevuta della richiesta di permesso di soggiorno.

Il ruolo delle Chiese Cristiane Evangeliche può essere decisivo per il raggiungimento di tali obiettivi, premessa per le politiche d’integrazione.

Le comunità religiose infatti rappresentano in Italia un punto di riferimento divenuto essenziale per l’integrazione di chi arriva nel nostro paese. Nell’ambito di questa campagna le comunità possono rendesi parte attiva dell’iniziativa nonviolenta raccogliendo adesioni allo sciopero della fame a staffetta e raccogliere casi di violazione dei diritti che potranno eventualmente essere rese pubbliche. Offrendo così strumenti per far valere i propri diritti a coloro a cui lo Stato non riconosce ancora la dovuta dignità.

Per raccogliere e comunicare le adesioni all’iniziativa, scaricare e completare questo modulo e spedirlo al più presto a:

Alleanza Evangelica Italiana
Vicolo S. Agata 20
00153 Roma