Domenica della missione (I): la gioia della missione

Una riflessione biblica

Roma (AEI), 14 maggio 2019 – Da alcuni anni ormai, l’Alleanza Evangelica Italiana promuove la Domenica della missione in occasione della ricorrenza della festività della Pentecoste che quest’anno sarà celebrata il 9 giugno p.v.  In questo bollettino proponiamo una riflessione biblica, una preghiera su cui meditare e dei soggetti per l’intercessione per la missione.

“Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo; al punto che a tutti quelli del pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo; 14 e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell’annunciare senza paura la parola di Dio”.
Filippesi 1,12-14

Qualcuno, dovendo parlare della lettera ai Filippesi dell’apostolo Paolo, ha scritto le seguenti parole: “summa epistolae; gaudeo, gaudete”. Ovvero: “il contenuto della lettera; io gioisco, gioite”. La gioia è un tema che ricorre spesso in questa lettera, essa è citata esplicitamente ben 16 volte in quattro capitoli.

Cosa recava gioia a Paolo? Sicuramente non le condizioni di vita, che lo vedevano imprigionato e con la seria possibilità di morire a causa della sua fede. Sicuramente non lo rendevano gioioso le sfide che doveva affrontare, i malintesi che doveva chiarire attraverso delle lettere, le accuse che gli venivano rivolte sia dai credenti che dai non-credenti, o le eresie che circolavano in alcune delle chiese che aveva fondato. Era evidentemente qualcos’altro.   “Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro e mi rallegrerò ancora” (v.18)

Uno dei motivi che rendeva gioioso l’apostolo era sapere che il Vangelo stava crescendo (v.8). Paolo si rallegrava, sapendo che la missione di Dio continua a progredire. Una progressione divina e inarrestabile del Vangelo, capace di sfruttare anche circostanze che dal punto di vista umano sembrano negative o addirittura nocive sia per la reputazione di Dio che per la buona riuscita del Suo piano. Paolo aveva visto in prima persona che niente poteva arrestare questa progressione, nemmeno uno zelante persecutore della Chiesa come lo era stato lui. Perfino le attuali catene e sofferenze di Paolo erano state usate dal Signore per la progressione del piano salvifico di Dio, incoraggiando e spronando altri credenti ad annunciare il Vangelo. Dio, sempre nella lettera ai Filippesi, viene descritto come colui che inizia un’opera solo per portarla anche a compimento (v.6). In quella occasione Paolo stava facendo riferimento al percorso personale dei credenti di Filippi, ma credo che questo concetto si possa estendere con decisione anche al piano missionario di Dio.  

Uno spirito missionario pieno di gioia come quello di Paolo ha per forza di cose Dio al centro. Il Movimento di Losanna, nell’Impegno di Città del Capo, parla in questo modo della centralità di Dio nella missione: “L’intera Bibbia rivela la missione di Dio per condurre tutte le cose nel cielo e sulla terra all’unità sotto Cristo, riconciliandole tramite il sangue della sua croce, alla lode della gloria e della grazia di Dio”.

Noi abbiamo il privilegio e il compito di partecipare a questa missione di Dio:  “Dio chiama il suo popolo a condividere la sua missione. La Chiesa formata da tutte le nazioni sta in continuità, tramite il Messia Gesù, con il popolo di Dio… La nostra missione è interamente derivata dalla missione di Dio, si rivolge all’intera creazione di Dio, ed è fondata nel suo centro nella vittoria redentrice della croce. Questo è il popolo a cui noi apparteniamo, la cui fede confessiamo e la cui missione condividiamo”.

Termini come opera missionaria, stile di vita missionale, evangelizzazione, discepolato, intenzionalità circolano regolarmente nelle nostre chiese. Sono termini che non dovrebbero essere incentrati sui nostri sforzi, sui nostri modelli, sulle nostre strategie ma che dovrebbero fare capo a Dio, in quanto colui che crea e perfeziona fino al suo compimento la missione. Una missione che ci coinvolge tutti: l’infermiere, l’impiegato, il pastore, il disoccupato, il ricercato, il pensionato e lo studente. Se capiamo la portata e l’importanza di questa missione, non la lasceremo a pochi esperti, ma ognuno di noi si adopererà per fare la propria parte.
Dio Padre ci rende partecipi di questa missione, e ci manda nel mondo così come ha vi mandato il Figlio.

Credo che tutti sappiamo queste cose, ma a volte ci dimentichiamo della grande gioia che dovremmo avere nell’essere partecipi di questa missione. La grande gioia che il Vangelo, nonostante le avversità e le distrazioni della nostra vita, continuerà a progredire; che Gesù Cristo continuerà ad essere confessato come il Signore, alla gloria di Dio Padre a discapito di tutto il resto. Soli Deo Gloria! (a cura di Michel Di Feliciantonio)