Intelligenza artificiale (II): rispondere alle sfide in modo evangelicamente responsabile

Un’intervista a Alessandro Piccirillo

Roma (AEI), 24 maggio 2019 – Per approfondire i temi del documento sull’Intelligenza Artificiale abbiamo rivolto alcune domande ad Alessandro Piccirillo, membro del gruppo di riflessione etico-sociale dell’Alleanza Evangelica Europea, nonché collaboratore del Centro Studi di Etica e Bioetica di Padova.

D: Perché gli evangelici devono prestare attenzione al tema dell'IA?
R: Come per ogni nuova tecnologia, gli evangelici debbono valutarne gli impatti positivi e negativi che essa porta nell'uso che se ne fa. Nel caso dell'IA, la questione centrale è la comprensione di cosa sia l'umanità e di cosa caratterizzi le relazioni fra persone. C'è sempre una tentazione polarizzante che porta a demonizzare o esaltare le nuove tecnologie. Questa va evitata perché restituisce inevitabilmente una visione riduttiva sia della realtà sia delle prerogative tecnologiche. Mentre l'IA non si presenta sulla scena in modo moralmente neutro, essa non è nemmeno destinata a essere impiegata solo secondo le ipotesi d'uso iniziali.

D: Qual è il contesto da cui nasce il documento americano?
R: Il contesto è quello della Commissione per l'Etica e la Libertà Religiosa (ERLC) della Southern Baptist Convention. Rappresenta un orientamento evangelicale nel panorama statunitense. Il presidente della Commissione, Russell Moore, è convinto che molti leader evangelici non siano adeguatamente informati sulle potenzialità negative che l'IA pone, ma che, attraverso un'adeguata esposizione, questi possono sfruttare al meglio questa tecnologia. Nonostante l'impressione di una certa impronta utilitaristica, almeno in Moore, il documento resta piuttosto equilibrato, cercando una sintesi tra atteggiamenti cauti e al tempo stesso aperti ad applicazioni virtuose.

D: Quali sono i principali spunti contenuti nel documento?
R: L'immagine di Dio impressa nell'umanità è fondamentale per l'identità e la dignità umane del primo articolo e costituisce il vero centro interpretativo del documento. L'immediata e pervasiva ragione è difendere le prerogative creazionali dell'umanità davanti a ciò che umano non è. Da qui, poi, ci si muove nel chiarire come i mezzi tecnologici, l'IA in questo caso, rispondano agli scopi insiti nell'imago Dei. Infatti nell'arco di 12 punti si procede ad articolare alcune delle macro-aree dell'esperienza umana direttamente investite dall'IA (affettività, lavoro, medicina, sfera pubblica, privacy, intelligence), rispetto alle quali lo sprone è comprendere come questa tecnologia favorisca effettivamente la fioritura umana e sociale, restando consapevoli dei limiti che essa può porre alla dignità e alle prerogative umane.

D: Come poter collegare una visione cristiana del mondo e gli sviluppi dell'IA?
R: Una sana visione cristiana del mondo è consapevole delle reali implicazioni dell'essere portatori dell'immagine di Dio in quanto esseri umani, ed è altrettanto consapevole del ruolo creazionale del sapere e del lavoro nella realizzazione di questa umanità e delle sue finalità. L'IA va vista dunque vista come mezzo tecnologico da sviluppare restando nell'alveo dell'appropriatezza rispetto a queste finalità. Comunque resta l'impressione che nonostante lo sforzo di avvicinarsi a questo settore tecnologico con strumenti concettuali e un approccio validi, la conoscenza rispetto alle applicazioni dell'IA si mantenga ancora a un livello inaugurale e che vada ulteriormente sostanziata. Non un tecnologo o uno scienziato compaiono fra i firmatari. Segno evidente di una sfida aperta che è quella di proseguire l'elaborazione per rendere ancora più pubblico il pensiero evangelico.