In questa nuova rubrica presentiamo una scheda su ciascun documento contenuto nel volume Dichiarazioni evangeliche II. Il movimento evangelicale 1997-2017, a cura di Pietro Bolognesi, Bologna, EDB 2017.
Ciascuna scheda descrive i principali contenuti delle singole dichiarazioni, nella consapevolezza che esse esprimono una varietà di sensibilità evangeliche su cui vi possono essere valutazioni diverse (ndr).
Dichiarazione sull'identità evangelica e lìimpegno pubblico
Ciascuna scheda descrive i principali contenuti delle singole dichiarazioni, nella consapevolezza che esse esprimono una varietà di sensibilità evangeliche su cui vi possono essere valutazioni diverse (ndr)
Roma (AEI), 26 aprile 2018 – Il rapporto tra evangelici e politica negli USA si è sempre giocato su un confine delicato. In quel grande paese dove gli evangelici sono una componente consistente della società, il rischio di una politicizzazione della fede o di una sua riduzione a fatto meramente privato è sempre in agguato. Talvolta il termine evangelico viene associato in modo indiscriminato alla “destra religiosa” o alle politiche di qualche presidente o figura influente di fede evangelica.
Prendendo sul serio i rischi di un uso strumentale della parola “evangelico” nello spazio pubblico, un gruppo di leaders evangelici nordamericano ha redatto questo Manifesto che si prefigge di sottolineare il carattere spirituale e teologico dell’identità evangelica, avente suoi tratti distintivi dottrinalmente biblici e sociologicamente trasversali. “Evangelico” non può essere usato per descrivere una posizione politica qualunque sia. Su questo sfondo il Manifesto richiama gli evangelici a ripensare il loro posto nella sfera pubblica, guardandosi dal rischio speculare di un appiattimento politicizzato e di un vissuto privatistico della fede.
Invece di rimanere invischiati in una concezione sacralizzata o neutra dello spazio pubblico, secondo il Manifesto gli evangelici devono farsi promotori di uno “spazio pubblico civile”, “una visione della vita pubblica in cui i cittadini di ogni fede siano liberi di entrare e impegnare la sfera pubblica secondo la propria fede, ma nel contesto di ciò che sia condiviso, giusto e libero anche per le altre fedi”. I diritti rivendicati per la propria parte religiosa devono essere rivendicati per tutti i partecipanti al dibattito pubblico. In questo modo si crea uno spazio pubblico “civile”.