Ideaitalia - Nuova serie, Anno III · n. 23 · 25 settembre 2019
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No alle disparità di trattamento per gli evangelici sui media in Argentina. E in Italia?
Ciccone: “In Italia abbiamo esattamente la situazione inversa. Come la mettiamo?”
Roma (AEI), 25 settembre 2019 – Il Notiziario Evangelico NEV, organo della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) ha recentemente pubblicato la notizia: “Argentina. Miguez (FAIE): “lo spazio evangelico sui media deve essere plurale”.L’articolo rende conto di un comunicato stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Argentina (FAIE), organismo del protestantesimo “storico”, nel quale si chiede al governo di garantire uno spazio sui media per la pluralità di chiese e confessioni religiose.
Giustamente la FAIE lamenta che sia stato assegnato un programma televisivo all’Alleanza Cristiana delle chiese evangeliche della Repubblica Argentina (ACIERA), senza aver dato adeguato “spazio ad altre confessioni e comunità religiose, chiedendo di contemplare e considerare la pluralità di chiese, associazioni e movimenti che fanno parte della tradizione evangelica”. La FAIE ritiene che “l’attuale decisione della televisione pubblica di concedere questo spazio a uno solo dei gruppi religiosi evangelici non soddisfa”.
Commentando la notizia, il presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana, Giacomo Ciccone, ha dichiarato: “Concordo pienamente con il principio di pluralismo espresso dalla FAIE e divulgato dall’agenza NEV. Come referente italiano della rete evangelica a cui anche l’ACIERA partecipa (l’Alleanza Evangelica Mondiale), mi impegno in prima persona a scrivere pubblicamente alla leadership dell’ACIERA, ossia l’Alleanza Evangelica dell’Argentina, affinché faccia tutto quanto in suo potere per arrivare nella TV pubblica argentina ad un più pieno pluralismo”.
Ciccone ha aggiunto: “Ricordo, tuttavia, che la situazione italiana è diametralmente opposta a quella argentina: in Italia la FCEI – organo delle chiese protestanti storiche - è affidataria di una convenzione con la RAI per la gestione di programmi religiosi (Protestantesimo, Culto Evangelico) mentre alcuno spazio è concesso alle chiese evangelicali e pentecostali (ADI, Chiesa Apostolica In Italia, Chiese Elim, Assemblee Fratelli, UCBC, Congregazioni Pentecostali, etc) né a enti esponenziali che siano espressione dell’evangelismo conservatore (Alleanza Evangelica in Italia, Federazione Chiese Pentecostali in Italia)”.
In effetti il mancato pluralismo italiano è persino più grave rispetto al caso argentino, visto che l’evangelismo conservatore, tenuto al di fuori degli spazi di informazione pubblica, costituisce oltre il 90% del protestantesimo in Italia. Va inoltre ricordato che agli albori della Repubblica Italiana, i primi culti evangelici, ottenuti per l’interessamento del cappellano americano G. Lair della ForeignMission Board (missione evangelicale) erano espressione di una pluralità evangelica. Ciccone ha così concluso: “Invito la FCEI e l’agenzia NEV, ciascuna per proprie competenze, a fare anche loro e pubblicamente tutto quanto in loro potere per ristabilire in Italia un maggior pluralismo religioso negli spazi di informazione pubblica.Siamo certi che vivendo i principi di pluralismo che elogiamo, agendo concretamente e coerentemente con essi, davvero possiamo fare la differenza nel nostro amato paese”. (GC/CL)
Una “crociata” ferrarese nelle scuole?
Il CIEI sull’affissione forzata dei crocifissi nelle aule
Roma (CIEI, AEI), 10 settembre 2019 – Riceviamo dal Comitato Insegnanti Evangelici Italiani, associato all’AEI, il seguente comunicato:
La notizia ha già fatto il giro di tutti i social e i media: al ritorno a scuola studenti, genitori, insegnanti e collaboratori troveranno tutte le aule, nonché i laboratori e le mense, forniti di un crocifisso nuovo di zecca. Lo ha deciso il Sindaco di Ferrara, investendo denaro pubblico per acquistare 385 crocifissi per le scuole.
Non si vuole qui riaprire l’annosa controversia che registra, tra l’altro, due sentenze della Corte Europea (2009 e 2011) affermare l’una il contrario dell’altra. Fatto sta che, a tutt’oggi, è stabilito che l’esposizione del crocifisso non viola i diritti umani di chi non vi si riconosce da un punto di vista religioso (argomentazione che, a rigore, varrebbe anche per tutti gli altri simboli religiosi).
Ma il punto non è questo, non si tratta di un’avversione nei confronti dei simboli religiosi visibili, che sono invece fondamentali per la civiltà umana. Si tratta invece di fare luce sulla confusione e sugli errori che infarciscono l’argomentazione a sostegno dell’esposizione del crocifisso nelle scuole.
A questo riguardo, riprendiamo i punti della dichiarazione dell’Alleanza Evangelica Italiana, in occasione della storica sentenza della Corte Europea del 2011, che condividiamo pienamente.
- Lo stato non deve vietare l’esposizione di qualsiasi simbolo religioso, ma uno stato laico deve astenersi dal fare proprio un simbolo religioso particolare. L’abc della laicità dice che lo stato rispetta tutti i simboli religiosi, ma non ne adotta uno particolare come proprio. Lo stato laico, per esempio l’Italia, ha i suoi simboli che sono la bandiera ed il ritratto del Presidente in carica. Se proprio vuole esporre dei simboli nelle aule scolastiche, può usare questi. Usare il crocifisso come simbolo dell’identità nazionale è un abuso del crocifisso (che non significa quello) e della laicità dello stato (che non sposa alcun simbolo religioso).
- Non dimentichiamo la storia dell’esposizione del crocifisso in Italia. L’esposizione del simbolo cattolico è lì per espressa volontà di Benito Mussolini, che dopo avere per anni attaccato ripetutamente il cristianesimo e Gesù Cristo stesso, improvvisamente si scoprì paladino della fede cattolica, per evidenti interessi politici. Per conquistare i favori del Vaticano, il fascismo impose l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche e l’insegnamento della religione cattolica con la circolare ministeriale 2134/1867 del 29 maggio 1926. Ora, grazie a Dio e almeno sulla carta, lo stato confessionale non c’è più e il regime fascista neppure. Perché tenere in piedi retaggi di quel passato oscuro e non aprirsi ad assetti più avanzati di laicità e di rispetto del pluralismo religioso?
- Il crocifisso non è nemmeno un simbolo civile di fratellanza e di tolleranza. Intanto, sul piano storico, la croce è stata anche il simbolo di violenze, di sopraffazioni, di crociate, di guerre, ecc. Per i cristiani, poi, la croce è “scandalo” e “pazzia” per i non credenti, ma è “potenza di Dio e sapienza di Dio” per i figli di Dio (1 Corinzi 1,23-31). Se si vuole ammansire la croce, renderla un simbolo “buonista”, si stravolge il suo significato. Che si rispetti la specificità religiosa del simbolo, senza caricarlo di significati civili che non gli appartengono.
- Quando si parla di crocifisso non si deve parlare di una tradizione “cristiana” tout court, ma specificamente cattolico-romana. Nella tradizione evangelica, infatti, non esiste il crocifisso (la croce con la rappresentazione del corpo di Cristo appeso), ma la croce semplice. Essa ricorda il sacrificio di Gesù, ma anche il fatto che Gesù è risorto e che è asceso al Padre. Cristo oggi non è più in croce. Il crocifisso (cattolico-romano) è caricato di una sovrastruttura teologica che comporta uno scompenso nella spiritualità. Ad esso, infatti, è associata la legittimazione della venerazione di immagini, reliquie, sindoni ecc. che non onorano Colui che è stato sulla croce.
- L’esposizione del crocifisso è espressione di un progetto politico della Chiesa cattolica, nel suo abbraccio fatale con l’autorità secolare, che rappresenta un modo efficace di “marcare il territorio” e affermare la propria egemonia nei confronti di tutti gli altri. È un vero peccato che il crocifisso sia strumentalizzato per finalità di potere che nulla hanno a che fare con la laicità dello stato e il significato della croce. Per queste ragioni, pur rispettando le norme di legge, continueremo ad impegnarci affinché i principi di libertà religiosa, di rispetto del pluralismo e di laicità dello stato si affermino sempre più anche nel nostro Paese, pluralista e multireligioso, e in particolare nella scuola pubblica, che si fa paladina dell’accoglienza e dell’integrazione di tutti gli alunni. (LG)
“Punto Luce” ricorre al TAR, pieno sostegno dell’Alleanza Evangelica
Impugnata l’ordinanza di chiusura della chiesa di San Giuliano Milanese
Roma (AEI), 25 settembre 2019 – Il presidente Giacomo Ciccone nei passati giorni ha fatto visita alla chiesa “Punto Luce” di San Giuliano Milanese (MI) che durante l’estate si è vista recapitare un’ordinanza di chiusura ai sensi della Legge Regionale N. 12 del 2006.
La chiesa, condotta dal pastore Michael Schaafsma, conta circa 60 membri. Essa è associata all’Unione delle Chiese Bibliche Cristiane (UCBC) ed alleata all’Alleanza Evangelica Italiana.
Al di là dei cavilli burocratici, il paradosso di questa storia sta nel fatto che “Punto Luce” dal 2015 ha fatto domanda all’amministrazione comunale per l’ottenimento un edificio di culto. Il comune, al contrario, mentre è da anni carente nella pianificazione urbanistica di edifici di culto per le minoranze religiose, persegue una politica “azzeccagarbugli” fino a disapplicare norme sostanziali peraltro ribadite anche di recente dalla giurisprudenza.
Durante l’incontro il pastore Schaafsma e sua moglie hanno espresso responsabilità nel voler perseguire con determinazione l’esercizio dei propri diritti costituzionali, nella speranza che il caso “San Giuliano Milanese” possa rappresentare un modello per le numerosi difficoltà di minoranze religiose in Lombardia ed aree dell’Italia. D’altro canto la chiesa “Punto Luce” ribadisce la sua continua cooperazione con l’amministrazione comunale dentro un approccio aperto e costruttivo. Il ricorso, preparato dall’illustre costituzionalista prof. Valerio Onida e depositato il 23 settembre, cita l’Alleanza Evangelica come soggetto controinteressato al procedimento. Tra le iniziative proposte alla chiesa di San Giuliano, anche quella di una manifestazione in favore della Libertà Religiosa da tenersi nelle prossime settimane. (GC)
L’AEI a Ginevra all’incontro sulla libertà religiosa in Italia
Un’occasione importante presso le Nazioni Unite
Roma (AEI), 25 settembre 2019 – Una delegazione dell’Alleanza Evangelica Italiana, formata dal presidente Giacomo Ciccone e dall’avv. Damaris Marletta, parteciperà all’incontro sulla libertà religiosa in Italia, previsto a Ginevra il 30 settembre p.v. Insieme ad altre ONG e associazioni, l’incontro sarà con il Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani del Ministero degli Affari Esteri, Min. Plen. Fabrizio Petri.
L’occasione sarà utile per parlare delle questioni strutturali che rendono incompiuta la libertà religiosa nel nostro Paese (es.: la mancanza di una legge sulla libertà religiosa), oltre a casi particolari che hanno visto anche di recente luoghi di culto evangelici chiusi in alcune regioni italiane. (LDC)
Algeria, preoccupa la violazione della libertà religiosa
Chiusi luoghi di culto e poste ulteriori restrizioni
Roma (AEI), 24 settembre 2019 – La situazione in Algeria continua ad essere imprevedibile per i credenti evangelici. Nonostante l’esistenza di una norma contro la blasfemia, il governo algerino ha deciso di servirsi di un sistema più burocratico che negli ultimi anni ha portato alla chiusura di chiese, librerie, scuole bibliche e luoghi di culto cristiani. La situazione procede tra alti e basi dal 2006, quando l’allora presidente Bouteflika cercò di imbrigliare i culti non-musulmani, approvando una legge che prevede la possibilità di incontrarsi unicamente in luoghi di culto con una specifica destinazione d’ uso a scopo religioso. Tuttavia la commissione che può rilasciare questo genere di autorizzazioni, ad oggi non ha mai rilasciato nessun permesso per alcun luogo di culto.
La situazione va peggiorando da quando, alla fine del 2017, il governo ha cominciato ad inviare in ogni chiesa esistente nel paese, un controllo per l’agibilità e la sicurezza dei luoghi di culto, trovando ovviamente ogni edificio mancante della necessaria destinazione d’uso. Per ora il conto è di 8 edifici dichiarati illegali, 6 sigillati e le attività di varie chiese sospese. Il numero è destinato a crescere dal momento che la polizia sta continuando a visitare altre chiese. Il governo ha anche smesso di considerare la Chiesa Protestante d’Algeria (EPA) come ente riconosciuto, di fatto annullando la funzione protettiva che era riuscita ad esercitare finora. La situazione è molto caotica e poco chiara, alcune chiese sono state chiuse e riaperte più volte.
Ciononostante il Vangelo viene proclamato e nuovi credenti si aggiungono alla chiesa algerina. Preghiamo per questa situazione, per le chiese che sono state chiuse e per le guide della chiesa algerina, che possano avere forza e saggezza nel gestire questo momento difficile. (DB)
L’eredità di John Wesley
Un convegno della Chiesa del Nazareno
Roma (AEI), 25 settembre 2019 – Si terrà a Catania sabato 5 ottobre presso l’Università di Catania (Dipartimento di Studi Umanistici, Piazza Dante) un convegno nazionale sull’eredità di John Wesley organizzato dalla Chiesa del Nazareno con il patrocinio della Shepherd International University e dell’Alleanza Evangelica Italiana. La figura di John Wesley torreggia sulla storia moderna dell’evangelismo anglosassone, ma considerate le importanti propaggini nella storia successiva dei movimenti di santità e del movimento pentecostale e l’impatto avuto dal metodismo in tutto il mondo, i suoi riverberi sono globali e diffusi.
Oltre ai saluti del Coordinatore AEI della Sicilia, Salvo Bonaccorsi, sono previsti gli interventi di Teresa Sardella (Wesley e la tradizione del cristianesimo antico), Giancarlo Rinaldi (Wesley in Italia), Giovanni Cereda (Dottrina ed esperienza della santificazione nella tradizione wesleyana), Andrea Annese (Il metodismo italiano e John Wesley) e Luca Vona (La liturgia metodista). A conclusione del convegno è prevista una tavola rotonda su dottrina ed esperienza wesleyana nell’evangelismo italiano, oltre alla presentazione della collana “L’eredità di Wesley” edita dalla casa editrice Uomini Nuovi. (SB)
A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
Tel. redazione: (+39) 333 8558174
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www.alleanzaevangelica.org
Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.
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