Gli evangelicali praticano “un’interpretazione letterale?”

Una precisazione del presidente dell’AEI Giacomo Ciccone

Roma (AEI), 4 gennaio 2018 – Nel corpo di un articolo del NEV “Gli evangelicali italiani accusano l’Alleanza Evangelica Mondiale: troppo ecumenica” (13/12/2017) che dà un resoconto della lettera aperta inviata all’AEM da parte delle Alleanza evangeliche italiana, spagnola, albanese e maltese sugli scivolamenti ecumenici di questo organismo internazionale, l’evangelicalismo viene definito come quella ““corrente conservatrice che pratica un’interpretazione letterale delle Scritture”.

Siccome il ricorso alla “interpretazione letterale”, talvolta ulteriormente caricata in “letteralista”, è spesso usata dagli ambienti ecumenici per descrivere il movimento evangelicale, Giacomo Ciccone, presidente dell’AEI, ha inviato una nota al NEV che riportiamo:

“Mentre desidero ringraziarvi di cuore per l'attenzione che avete riservato alla lettera aperta che abbiamo promosso a livello internazionale assieme ad altre Alleanze Evangeliche, voglio esprimere una brevissima considerazione rispetto ad un passaggio dell'articolo che ci identifica col praticare  "un’interpretazione letterale delle Scritture".

Ebbene, vorrei sottoporvi un nostro documento congiunto dell’Alleanza Evangelica Italiana e della Federazione delle Chiese Pentecostali del 2013 che ha uno spirito diametralmente opposto alla connotazione dell'articolo.

In effetti, il documento "La Scrittura e lo Spirito Santo" (Ideaitalia XVIII, 2014/1, pp. i-iv) nel suo paragrafo 2.4 si esprime così:

La guida dello Spirito nell’interpretazione non può essere una scusa per evitare l’impegno ermeneutico sul testo biblico.  D’altra parte, ogni “critica biblica” che non interpreti la Scrittura in modo “spirituale” rischia di ridursi ad un mero esercizio di speculazione intellettuale.
Ciò comporta che l’interpretazione letteralista, quando non è la Bibbia stessa ad indicare una lettura del testo in chiave letterale, sia nociva per una corretta comprensione della Scrittura. Il letteralismo è una chiave di lettura che comprime ed appiattisce la ricchezza del testo biblico che è invece composto di vari generi letterari, tra cui la narrazione, la poesia, i proverbi, gli inni, le epistole, l’apocalittica, e quindi deve essere letto rispettando questa varietà.
Ciò comporta altresì che ci si debba guardare dalla tentazione in cui può incorrere il metodo storico-critico quando pretende di vivisezionare il testo biblico mettendone in discussione l’ispirazione divina e quindi anche il carattere soprannaturale. Come dicevano i Riformatori, Scriptura sui ipsius interpres, la Scrittura si interpreta da se stessa, nel senso che vanno cercati in essa i criteri per una giusta interpretazione.

Certo che saprete prendere nota di questa precisazione per il futuro, ringrazio la vostra redazione per l'importante lavoro che svolgete con professionalità e passione”.

A proposito delle diverse letture della Bibbia presenti nel protestantesimo, nel 2000 vi fu l’occasione di un confronto teologico tra l’Alleanza Evangelica Italiana e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia proprio sul tema. Le tesine introduttive dell’AEI, “L’autorità della Bibbia alla base della fede evangelica rappresentata dall’AEI”, rimangono un documento di riferimento.