Oltre l’emergenza, per un’accoglienza responsabile
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Le sfide dell’integrazione in un seminario pubblico dell’AEI
“L’Alleanza Evangelica Italiana è fortemente impegnata nel promuovere una cultura cristiana dell’accoglienza”. Con queste parole del Presidente AEI, Roberto Mazzeschi, ha avuto avvio il seminario pubblico tenuto a Roma il 18 giugno presso la Chiesa battista di Trastevere. Il vice-presidente Leonardo De Chirico ha ricordato le tappe che hanno portato l’AEI a riconoscere priorità al tema dell’integrazione nell’agenda evangelica: 1. In questi ultimi decenni i fenomeni migratori hanno trasformato il volto delle chiese evangeliche italiane: tutte le chiese italiane sono diventate laboratori d’integrazione mentre si è assistito alla nascita di numerosissime chiese etniche. Stime al ribasso parlano di 2.000 chiese evangeliche su tutto il territorio nazionale; 2. In questo ultimo decennio, la Sfida di Michea (l’iniziativa dell’Alleanza mondiale a sostegno degli Obbiettivi del Millennio dell’ONU) ha contribuito ad alfabetizzare rispetto ai temi della globalizzazione; 3. I recenti sbarchi a Lampedusa hanno attivato una rete di solidarietà ed assistenza che ha visto l’Alleanza in prima linea nel sostenere interventi di testimonianza evangelica e di aiuto umanitario a Lampedusa, a Mineo e a Manduria.
Alla luce di questo intreccio di esperienze, il seminario si è prefisso di fare il punto della situazione e di interrogarsi su come uscire da una logica di emergenza per affrontare le sfide dell’integrazione. Ai lavori hanno partecipato una cinquantina di operatori evangelici del settore e pastori di chiese.
Hans Henrik Lund, responsabile della rete d’intervento dell’Alleanza Evangelica Europea sui temi dell’integrazione, ha presentato le esperienze delle chiese evangeliche danesi, suo paese di provenienza. Coordinandosi tra loro e dialogando con le autorità, sono stati attivati numerosi progetti di accoglienza che stanno iniziando a dare frutti interessanti. Situazioni simili stanno accadendo in molti Paesi europei dove le chiese evangeliche stabilizzate hanno visto il formarsi di un nuovo evangelicalismo proveniente dal Sud del mondo.
Federico Rocca, consigliere comunale a Roma e delegato della Giunta capitolina per i “nuovi italiani” ha sottolineato l’esigenza di uscire da slogan semplificatori e dalla mentalità partigiana pro o contro l’immigrazione. Esprimendo parole di apprezzamento per l’impegno delle chiese evangeliche romane nel promuovere l’integrazione e nel sostenere l’assistenza, ha ricordato la necessità di tenere insieme il trio legalità-integrazione-solidarietà.
Mario Staderini, segretario dei Radicali Italiani, ha preso spunto da un documento dell’AEI sul tema (“Immigrati e confini responsabili” del 6/8/2008) per sottolineare il fatto che, molto spesso, sono le istituzioni ad essere fuori dalla legalità. Le leggi sull’immigrazione sono disattese o applicate solo nella parte repressiva. Ha invitato gli operatori evangelici impegnati sul territorio a raccogliere casistiche specifiche dei problemi che incontrano. Per uscire dall’emergenza, è necessario uscire dalla logica repressiva e ristabilire un terreno di legalità fondato sul rispetto dei diritti umani. Tra l’altro, Staderini ha ricordato anche che proprio un anno fa, si è tenuta a Roma la Marcia per la libertà religiosa.
Il dibattito finale ha registrato alcuni interventi e testimonianze da parte dei partecipanti. Per parte evangelica, si è fatto notare come a fronte di risorse umane disponibili e di entusiasmo per l’opera, si riscontra la difficoltà a reperire mezzi e strutture idonee. Un altro dato emerso è il bisogno degli operatori evangelici di assimilare una visione strutturale del problema, unendo l’afflato evangelistico ed umanitario alla capacità di capire i nodi di fondo delle questioni. Per andare oltre l’emergenza, occorre nutrire una spiritualità biblica che non sia solo in grado di affrontare l’emergenza, ma sappia farsi carico delle persone nella loro totalità e complessità.
21 giugno 2011