Appunti di storia dell’AEI (I): i primi tentativi ottocenteschi

Inizia una serie di articoli per fare memoria

Roma (AEI), 30 marzo 2024Quest’anno ricorrono i 50 anni dalla costituzione dell’Alleanza Evangelica Italiana (1974-2024). Il magazine Loci Communes (www.locicommunes.it) ha iniziato la pubblicazione di serie di articoli in vista di una storia dell’AEI, ancora tutta scrivere. Si tratta di tracce e spunti per fare memoria. Ecco il primo a cura di Chiara Lamberti:

 

Pur essendo stata costituita nel 1974, di Alleanza Evangelica si era parlato in Italia sin dalla seconda metà dell’Ottocento. L’Alleanza Evangelica nacque nel 1846 nel pieno fermento spirituale e culturale dell’Ottocento. Il quadro teologico di riferimento fu quello dei “risvegli evangelici” che, dal Settecento in poi in vari contesti regionali, avevano rinnovato e rilanciato l’eredità della Riforma protestante. I punti cardinali della spiritualità risvegliata erano l’autorità biblica e il messaggio della salvezza per grazia soltanto, l’accento sulla conversione e l’enfasi sul risultante impegno di vita all’insegna della santificazione. Questo humus cristiano costituì il contesto in cui lo slancio unitario trovò nuovo impeto. Si trattava di vivere l’evangelo superando gli steccati che le tradizioni confessionali e le distinzioni denominazionali avevano la tendenza a creare, erigendo vere e proprie mura interne al mondo evangelico. Questa spiritualità aveva chiara la netta diversità rispetto al cattolicesimo romano del tempo, peraltro nella sua fase più reazionaria che avrebbe portati ai dogmi dell’immacolata concezione di Maria del 1854 e al dogma dell’infallibilità papale del 1870, e alle crescenti sirene del liberalismo teologico che, sulle suggestioni del “sentimento religioso”, stava minando alla base le convinzioni dottrinali della fede evangelica.

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Nella sua fase iniziale, solo abbozzata, s’intrecciò con i primi passi di quel movimento evangelico unitario che prese piede in Inghilterra e che, da lì, pervase l’Europa intera. Poi, s’incagliò nelle diatribe dell’individualismo latino e nella mancanza di una visione d’insieme in grado di distinguere i punti essenziali da quelli secondari. Il risultato fu che i vagiti dell’Alleanza in Italia furono repressi sul nascere tra veti incrociati e diffidenze reciproche.

Occorre attendere i primi Anni Settanta del Novecento per vedere ripartire quella progettualità che avrebbe dato agli evangelici italiani una rete di collegamento e di servizio tanto agognata da Paolo Geymonat.

L’articolo può essere letto nella sua interezza qui.