Appunti di storia dell’AEI (II-III): la ripresa novecentesca e lo spirito di Losanna

Continua una serie di articoli per fare memoria

Roma (AEI), 13 aprile 2024Quest’anno ricorrono i 50 anni dalla costituzione dell’Alleanza Evangelica Italiana (1974-2024). Il magazine Loci Communes (www.locicommunes.it) ha iniziato la pubblicazione di serie di articoli in vista di una storia dell’AEI, ancora tutta scrivere. Si tratta di tracce e spunti per fare memoria. Ecco alcuni estratti:

Dopo aver tracciato i primi tentativi ottocenteschi di costituire l’Alleanza Evangelica in Italia, fu in occasione del Congresso europeo sull’evangelizzazione che Billy Graham convocò ad Amsterdam nel 1971 che si verificò un fatto decisivo. La nutrita delegazione italiana formata da pastori ed evangelisti di chiese pentecostali e libere apprezzò la bontà dello stare insieme non solo in termini di comunione fraterna, ma anche in quelli di una più solida collaborazione. Nelle parole di Elio Milazzo, primo presidente dell’Alleanza Evangelica Italiana, “ad Amsterdam fu espresso il desiderio di dare continuità ad un rapporto che altrimenti sarebbe durato solo pochi giorni” (G. Moretti, “Intervista ai Presidenti Bensi e Milazzo”, Idea IV/2 (1979) pp. 6-12). Il lavoro di raccordo tra i partecipanti al Congresso di Amsterdam diede luogo nel novembre 1974 alla costituzione del’Alleanza Evangelica Italiana avente “una fisionomia ben precisa”. Sempre nelle parole di Milazzo, l’Alleanza si riconobbe in “un fondamento di fede che riferendosi ai punti essenziali della fede cristiana, dà ai soci la garanzia di avere in comune una posizione di fedeltà e di unità nei confronti della verità rivelata. Poi un’indicazione degli obbiettivi relativi all’attività pratica: comunione nell’evangelo, difesa dell’evangelo, progresso dell’evangelo”. L'Alleanza Evangelica non considerava l'unità un bene in sé, ma piuttosto uno strumento in vista dell'evangelizzazione, della comunione, della preghiera e della cooperazione.

In effetti, l’auspicio espresso a Losanna si realizzò. La composizione del primo comitato esecutivo dell’Alleanza Evangelica (Milazzo, Capecchi, Moretti, Piccolo, Santonocito, Scognamiglio, Torio) può dare l’idea dell’ampio fronte evangelico rappresentato in questo organismo: dalle chiese pentecostali a quelle dei Fratelli e libere, dalle chiese del risveglio alle agenzie missionarie. L’Italia allora rifletteva traiettorie che erano “normali” nel resto del mondo. L’evangelismo non poteva essere astrattamente “unitario” sulla base di una piattaforma spirituale come quella del CEC e della FCEI. Molti evangelici non potevano riconoscerla come propria. Al di là della differenza istituzionale (la FCEI raccoglie chiese, l’AEI prevalentemente persone) non deve sfuggire la diversità sostanziale legata a modi differenti di interpretare l’identità evangelica. D’altra parte, nel mondo si erano già manifestate istanze simili che avevano dato luogo ad iniziative diverse di unità evangelica. Nella relazione alla seconda assemblea dell’AEI tenuta a Roma il 28 febbraio 1976, lo stesso Milazzo riconosceva che “il Protestantesimo Italiano non faceva che riflettere la stessa natura del Protestantesimo nel resto del mondo. Una specie di duplice natura”. Un’anima con un atteggiamento teologico più o meno svincolato da un impegno di nei confronti dell’autorità delle Scritture e con intenti ecumenici, sociali e politici. Un’altra basata sul fondamento della Parola di Dio e con un preminente impegno pratico nell’evangelizzazione. (continua)

Per leggere interamente gli articoli della serie:

Appunti di storia dell’AEI (I): i primi tentativi ottocenteschi” (28/3/2024)

Appunti di storia dell’AEI (II): il Novecento evangelico e i passi verso la costituzione” (3/4/2024)

Appunti di storia dell’AEI (III): il congresso di Losanna e la relazione Bono” (9/4/2024)