Le chiese evangeliche italiane riaprono i locali

Una prospettiva femminile su questo momento storico

Roma (AEI), 1 giugno 2020 - Come era già stato annunciato nei precedenti bollettini, in seguito ai protocolli firmati con il Governo, anche le Chiese evangeliche dal 18 maggio hanno potuto riaprire i propri locali di culto seguendo le linee guida elencate nel documento Protocollo Con Le Chiese Protestanti, Evangeliche, Anglicane. La prima domenica di riapertura è stata il 24 maggio 2020, ma diverse chiese hanno voluto aspettare un'ulteriore settimana per organizzarsi al meglio affinché il tutto avvenisse in completa tranquillità.

Ascoltando varie testimonianze sono emersi sentimenti comuni: primo fra tutti la gratitudine a Dio per potersi ritrovare insieme; a seguire l'impaccio iniziale per gli inevitabili limiti ad avere contatti fisici (mascherina, strette di mano, abbracci...) e infine, il desiderio di ritornare alla “normalità” il prima possibile.

“Dopo circa 3 mesi di lockdown, finalmente ci possiamo riunire con tutti i fratelli e sorelle dai quali siamo stati fisicamente distanti, perché comunque grazie alle tecnologie a disposizione non è mancata l’opportunità di mantenere i contatti, ma sappiamo benissimo che non è la stessa cosa, ha dichiarato la sorella Anna Pellerito della Chiesa Pentecostale Elim Sorgente di Vita di Sesto San Giovanni (MI).  Appena è cominciato il culto l’emozione è stata davvero tanta. Non abbiamo potuto trattenere le lacrime; finalmente potevamo lodare e benedire il Signore insieme. Certamente sono mancate le strette di mano, i sorrisi, nascosti dietro una 'opprimente' mascherina, ma soprattutto sono mancati gli abbracci. Oltre alle nostre parole, ecco che i nostri occhi sono diventati uno strumento per esprimere tutto l’affetto e l’amore che ci lega l’un l’altro. Anche noi, come diverse chiese in tutto il territorio nazionale, abbiamo adottato il metodo delle prenotazioni da effettuarsi direttamente sul sito con una speciale applicazione che aggiorna il numero dei posti disponibili man mano che vengono prenotati.  Non posso dimenticare la forte emozione che abbiamo provato, quando, avendo aperto le iscrizioni, abbiamo visto scendere il contatore in maniera vertiginosa, tanto che nel giro di un’ora i posti erano quasi tutti occupati. Sembrava una corsa all’impazzata a chi arrivava prima. Questo ci ha riempito il cuore di gioia perché in quel preciso momento abbiamo compreso quanto lo stare insieme fosse mancato e quanto fosse grande il desiderio da parte dei fratelli di partecipare al culto. Riecheggiano nella mia mente le parole di Davide quando affermava nel Salmo 122:1: Mi sono rallegrato quando m'hanno detto: «Andiamo alla casa del SIGNORE»”.

Lidia Mesolella della Chiesa Apostolica di San Nicola La Strada (CE) ci ha condiviso: “Alle pulizie continue eravamo abituati (grazie alle sorelle zelanti che non mancano mai in ogni comunità). Ma rivederci dopo più di due mesi con i volti coperti e senza poterci neanche lasciare andare a un abbraccio, che prima era più che spontaneo, sicuramente è stato un duro colpo”, e continuando sul tema della lode “Cantare con la mascherina, fare turnazioni nel gruppo  musicale rinunciando agli strumenti 'non portanti'... è tutto abbastanza artificioso; una situazione innaturale, in cui il popolo di Dio deve rinunciare a quegli elementi che lo rendono speciale e attraente, come il contatto fraterno o la lode libera. La prima riunione è stata come l'assetato che finalmente riesce a bere un sorso d'acqua: tutti presenti, anche chi non ti aspettavi, e tutti con la voglia di innalzare lodi e preghiere. Ma già dalla seconda, la sensazione è che lo scoraggiamento e il ripiegamento in sé stessi stia prendendo il sopravvento, e che non si sia tanto disposti ad adeguarsi a schemi così rigidi anche in quei momenti in cui ci si aspetta di essere finalmente liberi alla presenza del Signore. Anche perché, almeno nella nostra regione, il contagio è ormai quasi azzerato, e tutti si chiedono per quale motivo ci si debba sacrificare fino a questo punto.”

“Per noi il ritorno nel locale di culto è stato un misto di sentimenti tra gioia e dolore, prosegue Loredana Cappello della Chiesa Evangelica Pentecostale di Seriate (BG). “Gioia perché finalmente abbiamo potuto ritrovarci insieme e seppure solo guardarci negli occhi da vicino è stato davvero toccante. Gioia di vedere il nostro caro pastore Tino Di Domenico, in piedi sul pulpito, per la grazia di Dio a predicare la Parola dopo essere stato colpito direttamente dal virus che lo aveva debilitato notevolmente. Come non essere grati a Dio per il Suo intervento! Abbiamo compreso che il ritrovarci insieme non è qualcosa di scontato, ma estremamente prezioso e ne abbiamo fatto tesoro soprattutto perché la nostra comunità ha vissuto e vive tuttora un grande lutto a causa del Covid che ha portato via il nostro caro fratello e anziano Giò Romano. Le nostre giornate sono state scandite da sirene di ambulanze e file di carri funebri, per cui la paura ha cercato di sopraffarci. Ma siamo tornati in chiesa proprio per rafforzare da vicino la nostra fede nell'unità e, seguendo le procedure di sicurezza, siamo ripartiti con una nuova spinta volendo focalizzarci sulle cose davvero essenziali della nostra vita in Cristo: più misericordia l'uno per l'altro e per il nostro prossimo, fiducia in Colui che ci porta avanti e profonda gratitudine per essere parte di una grande famiglia”.

“Tornare a vederci in chiesa è stato unico, ha affermato Rita Macrì della Chiesa Apostolica di Grosseto. Ci sentivamo come dei pellegrini sparsi che tornano alla comunione. La commozione è riuscita a superare l’impaccio della procedure per entrare nel locale di culto. La mascherina imposta non è stato un freno per le preghiere che sono venute fuori una dopo l’altra mostrandoci come la Luce fosse stata con noi e avesse illuminato ogni singola casa. E improvvisamente ci siamo sentiti liberi come mai fino ad ora.  La gratitudine è stato il sentimento dominante e abbiamo compreso ancora di più che non c'è chiesa senza comunione fraterna!”

Quando si parla di 'chiusura delle chiese' tante emozioni si presentano per la famiglia di Punto Luce a San Giuliano Milanese. Nina Fiore Schaafsma ha condiviso con noi le sfide che la chiesa ha dovuto affrontare l'anno scorso con una prima chiusura forzata (vedi vicenda Punto Luce) e la successiva riapertura, per poi ritrovarsi di nuovo a dover chiudere a partire dal 23 Febbraio per il Covid19.  

“Stavamo iniziando una settimana di eventi speciali con un team di studenti e dover interrompere tutto ci lasciava increduli. Questa chiusura è stata molto diversa dalla prima! Questa volta eravamo d’accordo con l’ordinanza resasi necessaria per proteggere la popolazione. Diversi membri di Punto Luce si sono ammalati ed alcuni nostri vicini sono morti. (La nostra cittadina ha avuto 48 decessi e tutt’ora abbiamo ancora tanti ammalati). Mio marito e nostra figlia hanno lavorato all’Ospedale da campo a Cremona e questo creava un ulteriore peso ai nostri cuori. Come  tanti altri in Italia, non ci siamo fermati e abbiamo goduto di fare 'Culto in case' grazie alla tecnologia. E poi… finalmente con gioia abbiamo potuto riaprire! Chi l’avrebbe detto! Per noi in Lombardia è stata una concessione davvero apprezzata. Siamo consapevoli dei rischi che ci sono ancora. Abbiamo pulito, sistemato le sedie, seguito le regole e preparato i documenti. Che gioia ieri sera ritrovarci insieme anche con ospiti da altre chiese. In un certo senso per noi è stato semplice sottostare alle norme - siamo abituati alle distanze, alle mascherine, al farci misurare la temperatura. Ma che bello cantare, pregare e vederci da vicino! Tutto questo ci porta ad esprimere grande gratitudine a Dio, a riconoscere ancora una volta che appartenere al corpo di Cristo è una grande benedizione. Sappiamo che il Signore cammina con noi ed è Sovrano. Abbiamo visto tanta morte, ma anche tante persone venire al Signore. In questi mesi parlavamo di essere 'Distanti ma uniti' , ma ieri eravamo meno distanti e più uniti che mai. Gloria a Dio!” (CF)